Capita proprio a fagiolo, per Silvio Berlusconi, questa inaugurazione della
‘Presidential Library’ di George W. Bush: l’ex premier recupera un po’ di
visibilità internazionale e si ritrova a tu per tu con tutti i presidenti
americani viventi (Jimmy Carter, George Bush padre e figlio, Bill Clinton e,
ovviamente, Barack Obama) e con gli amichetti più fidati di Bush jr, come l’ex
premier britannico Tony Blair e l’ex capo del governo spagnolo José Maria
Aznar. Manca un altro fidatissimo, l’uomo delle Azzorre, l’ex premier
portoghese José Manuel Barroso, che oggi fa il presidente della Commissione
europea.
Con Berlusconi, Blair ed Aznar sono i soli leader europei che ora potranno
vantarsi di essere stati in tutti i luoghi ‘bushiani’: ospiti alla Casa Bianca;
a Camp David, fra le montagne del Maryland; al ranch di Crawford in Texas; e
ora alla ‘Presidential Library’, presso un’Università di Dallas, sempre in
Texas.
Il Cavaliere arriva alla festa da ex uomo di governo e da presidente del
Popolo della Libertà, ma fresco dei successi elettorali e ‘presidenziali’. Fra
Bush jr, ormai ridotto a quel che fa meglio, il ‘ranchero’, Aznar e Blair, che
esercita ancora un ruolo nel Quartetto per il Medio Oriente, Mr B è il meno ex
di tutti. E la ‘photo opportunity’ che l’inaugurazione gli offre servirà a
ravvivarne l’immagine di statista di mondo, più di una delle solite istantanee
‘siberiane’ con l’amichetto suo Vladimir Putin.
E' la prima volta che i cinque attuali membri del ‘president’s club’ degli
Stati Uniti si trovano insieme, dopo un loro brevissimo incontro al primo Inauguration
Day di Obama, nel gennaio 2009. Quando Bush era alla Casa Bianca, il
‘presidents clubs’ riuniva cinque ex presidenti, fatto senza precedenti nella
storia americana. Poi, la scomparsa di Ronald Reagan e di Gerald Ford li ha
ridotti a quattro. A Dallas, insieme a
centinaia di invitati, c’è pure Hillary Clinton, nelle vesti, però, di ex first lady, non di aspirante prima donna presidente Usa.
La ‘Presidential Library’, grande biblioteca-museo, è insieme centro di
studi e di ricerche e luogo di iniziative filantropiche. Quella della
biblioteca presidenziale è una tradizione americana: quando lascia l’incarico,
ogni presidente riceve fondi per realizzarla, che poi integra, se vuole, con
soldi suoi e donazioni private. E ciascuno la realizza dove vuole: Reagan in
California, come prima di lui fece Nixon; Bill Clinton se l’è messa a Little
Rock nell’Arkansas, il suo Stato; Bush jr s’è scelto il campus della Southern Methodist University.
Obama è già in Texas da ieri: con Michelle, è stato a West, la cittadina
devastata una settimana fa dall'esplosione di un impianto di fertilizzanti, dove
ancora si scava alla ricerca dei dispersi, e ha poi reso omaggio alle vittime
parlando alla Baylor University di Waco, città
poco lontano, luogo d’un’altra tragedia americana, il rogo dei davidiani nel
1993.
Per Bush jr, come per i suoi predecessori, l’allestimento e l’apertura
della biblioteca è l’occasione per sciorinare ricordi e documenti della sua
presidenza, ma anche per rileggerne gli eventi più contestati in una luce a lui
favorevole. “Voi che cosa avreste fatto al mio posto?" chiede l’ex
presidente a tutti i visitatori, reali e
virtuali, del museo interattivo. I cittadini potranno confrontarsi con le
scelte più difficili che Bush ha dovuto fare nei suoi due mandati: invadere
l'Iraq o lasciare Saddam Hussein al potere?, inviare a New Orleans le truppe
federali dopo l'uragano Katrina o affidarsi alle forze locali?, salvare Wall
Street o lasciare fallire le banche? Prima
di decidere se comportarsi o meno come l'ex presidente, i visitatori potranno
vedere filmati e ascoltare testimonianze di ex consulenti della Casa Bianca.
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