Il programma ‘europeo’
del governo di Enrico Letta, se e quando nascerà, ricalcherà, in buona parte,
quello dei Saggi incaricati da Giorgio Napolitano di tratteggiare le linee
guida del nuovo Esecutivo, quando non si sapeva ancora come le cose sarebbero
andate a finire tra Quirinale e Palazzo Chigi. Un percorso in parte obbligato,
con scadenze serrate nei prossimi due mesi, dal G8 nell’Ulster ai due Vertici
europei a Bruxelles, oltre a riunioni a maggio e a giugno dell’Eurogruppo e
dell’Ecofin.
La designazione
di Letta riceve un’accoglienza cautamente, ma nettamente positiva in ambito
europeo, dove si prevede che l’Italia prosegua nel solco tracciato dal governo
Monti, anche se il FT dice che il neo-premier intende sollecitare un’attenuazione
delle politiche del rigore e punti su scelte per la crescita e l’occupazione.
L’esordio
europeo di Letta nel nuovo ruolo dovrebbe avvenire al Vertice del 22 maggio,
dedicato alla lotta contro l’evasione. Ma non è escluso, ed è anzi probabile,
che il premier, che ha avuto una breve esperienza da parlamentare europeo,
compia, prima, una missione conoscitiva presso le Istituzioni comunitarie, dove
c’è il desiderio che l’Italia partecipi alla ricerca di vie d’uscita dalle
difficoltà della zona euro e alla costruzione di una nuova e più efficace
governance economica, nella prospettiva della realizzazione dell’Unione
politica.
Poi, dopo il G8
del 17 e 18 giugno, l’altro appuntamento europeo del premier Letta prima
dell’estate è il Vertice del 27 giugno. L’Italia, in questa fase, ha l’opportunità
di coordinare la propria azione con Francia e Spagna, due Paesi i cui governi,
pur senza rinnegare il rigore, condividono quelle che dovrebbero essere priorità
italiane, più crescita e più occupazione, in dialettica con la Germania. Ma i rapporti con
Berlino non subiranno, probabilmente, strappi, almeno fino alle elezioni
politiche tedesche del 22 settembre.
La dimensione
europea del rapporto dei Saggi, una dimensione che “fa parte della dimensione
nazionale”, è stata particolarmente seguita da Enzo Moavero, ministro per gli
Affari Europei uscente. Oltre agli aspetti più noti e scontati del rapporto
Roma-Bruxelles, Moavero ha fatto emergere la prospettiva d’un piano ambientale
nazionale che consentirebbe di colmare le lacune dell’Italia rispetto all’Ue e,
al contempo, di dare una spinta alla crescita con investimenti importanti.
Altre due carte da giocare al doppio tavolo europeo e nazionale sono il
rilancio del turismo e l’Expo 2015.
L’incarico a
Letta è stato accolto nelle sedi europee con un sospiro di sollievo, perché
tutte le Istituzioni chiedono all'Italia un governo “stabile e forte” che
“continuasse le riforme”. Martin Schulz, presidente dell’Assemblea di
Strasburgo, giudica la notizia “positiva”, auspica il superamento dello “stallo
politico”, benedice l’ipotesi di larghe intese e avalla le priorità di Letta: “Lavoro,
lotta alla disoccupazione e recupero della credibilità della politica”.
Lettera 43 riferisce, però, un
ammonimento della vicepresidente greca del
Parlamento Anni Podimata, socialista come Schulz: “Il risultato finale (della
crisi di governo italiana, ndr) non deve tradire il messaggio degli elettori».
La frammentazione dei risultati ricorda quella
della Grecia. Le tensioni anche. E se non si cambia rotta, tanto in Italia
quanto in Europa, il rischio è che alle prossime elezioni i parlamenti si
riempiano di anti-europeisti e populisti.
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