Primarie del Pd a Roma, per il candidato sindaco e per i presidenti
dei municipi –il mio è il primo-. E’ una bella domenica, la prima in cui le
previsioni –confermate- annunciano temperature oltre i 20 gradi e il ‘popolo
della sinistra’ si mette in fila davanti ai gazebo: al mio, a mezzogiorno, c’è
un’attesa di mezz’ora per esprimere il voto. Davanti e dietro di me, nella coda,
c’è chi racconta storie di un’Italia che non funziona, di una città che non è più
quel che era.
I candidati al municipio non li conosco. Fra i candidati
sindaco che conosco, ve ne sono alcuni che reputo possano battere gli avversari
a maggio e conquistare il Campidoglio: ce ne sono che hanno esperienza e
competenza e che mettono impegno in quel che fanno. Però nessuno di essi
interpreta davvero –mi pare- un’esigenza molto avvertita in questo momento
dall’opinione pubblica, quella del rinnovamento e del cambiamento.
Gentiloni, Marino, Sassoli, solo per citare i più noti fra i
sei candidati, e in ordine rigorosamente alfabetico, hanno tutti una loro
storia personale, professionale e politica, hanno pregi (e difetti) ormai noti
all’opinione pubblica. Ma nessun di loro ha, dalla sua, la freschezza e la
novità; né è portatore di una proposta per Roma ‘visionaria’, capace di muovere
all’entusiasmo, di suscitare, soprattutto, la passione –quella della poesia di
Brecht e del film con Servillo, Viva la Libertà-.
E, allora, mi chiedo, perché impedire al ‘popolo della
sinistra’ che sta in fila al gazebo di esprimere, al primo turno delle ‘sue’
primarie, anche preferenze propositive?, perché non introdurre quello che,
nelle primarie americane, si chiama ‘write in’, cioè la possibilità di indicare
una candidatura al di fuori di quelle ufficialmente presentate? Basterebbe
aggiungere sulla scheda una casella bianca.
Lo svantaggio, relativo, è quello di una potenziale
frammentazione delle preferenze espresse. Il vantaggio sarebbe quello di
intercettare le aspirazioni della base e di consentire, eventualmente,
l’emergere di figure nuove o alternative rispetto a quelle pre-selezionate… E,
qualche volta, sia pure raramente, capita, negli Usa, che vinca il candidato
che sulla scheda non c’è, ma che i cittadini hanno in testa.
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