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sabato 20 aprile 2013

Dopo Napolitano: ancora Napolitano, vecchia bussola europea

Scritto per EurActiv il 20/04/2013

Dopo Napolitano, ancora Napolitano: la politica italiana ricorre alla sua ‘vecchia’ bussola europea, per uscire dal marasma in cui l’hanno precipitata i risultati delle elezioni politiche dello scorso febbraio e l’incapacità dei partiti e dei leader di soddisfare sia l’esigenza di formare un governo che l’imperativo di scegliere un presidente.

Sulla conferma del presidente uscente, un inedito nella storia dell’Italia repubblicana, il consenso è largo e rapido: più un sospiro di sollievo che una trovata di genio. Così, almeno una è fatta: c’è un presidente che, alla bisogna, può sciogliere le Camere e indire nuove elezioni, perché ne ha il potere.

Che, poi, forse non ce ne sarà neppure bisogno, se –come si dice- la convergenza sul nome di Napolitano prefigura già un’intesa per un governo delle larghe intese, che avrebbe la maggioranza e un programma di riforme magari essenziale su cui andare avanti per un po’. Almeno fin quando non sia passata –potrebbe essere il disegno- l’ondata d’insofferenza popolare per questi leader politici che la vicenda presidenziale non ha certo attenuato, ma ha anzi accresciuto.

Giorgio Napolitano, 87 anni, viene rieletto al sesto scrutinio, con una quantità di voti, 738, nettamente superiore alla maggioranza assoluta dei Grandi Elettori necessaria (504 su 1007). Non l’hanno dichiaratamente votato i ‘grillini’ e Sel, che hanno ancora puntato su Stefano Rodotà, e, nell’area di centro-destra, Fratelli d’Italia, oltre a franchi tiratori sparuti, non certo efficaci come lo erano stati giovedì per fare saltare la candidatura dell’inciucio di Franco Marini, scelto da Silvio Berlusconi in una rosa propostagli da Pierluigi Bersani, e venerdì per fare saltare quella che doveva essere la candidatura dell’ ‘orgoglio Pd’ di Romano Prodi.

Se uno cercasse di costruire un grafico di queste giornate, specie dell’atteggiamento del Pd, gli verrebbe fuori una linea a zig-zag: prima, alla ricerca d’un’intesa con i ‘grillini’, nei giorni del tentativo di formare un governo, chiudendo la porta a un’intesa con il Pdl; poi, alla ricerca di un accordo con Berlusconi sul presidente, sbattendo la porta in faccia ai ‘grillini’ che pure candidavano l’ex presidente del partito precursore del Pd, il Pds, Rodotà; poi alla ricerca del colpo di forza su un candidato di bandiera; infine, a ricucire la grande coalizione per sconfessare la quale s’è andati alla fine precipitata del governo Monti e al voto.

Tutto questo nulla toglie alla valenza, europea e pure internazionale, della conferma di Napolitano, cui, fra i primi, sono giunte le congratulazioni del presidente della Commissione europea José Manuel Durao Barroso e di altri leader dell’Unione. Napolitano è uomo dalle sicure e forti convinzioni europeiste –prima di diventare presidente, guidava il comitato italiano del Movimento europeo- ed è divenuto, nei momenti più difficili dell’ultimo governo Berlusconi, un punto di riferimento per i leader europei e pure americani, che hanno visto in lui un elemento di continuità dell’affidabilità dell’Italia come paese europeista ed atlantico. Elemento di continuità che viene ora esaltato dalla rielezione, anche se essa avviene sulle macerie di un sistema politico mostratosi incapace, dopo le elezioni, di azzeccarne una.

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