E’ pure colpa di Mash e di Robert Altman, se
molti non hanno la percezione che la Guerra di Corea (1950/’53) fu un’immane
tragedia. Di quel conflitto, che fece quasi tre milioni di vittime e non
coinvolse l’Italia, esistono relativamente poche immagini in bianco e nero,
mentre quel film a colori del 1970, destinato a vincere la Palma d’Oro a Cannes
e un Oscar, è nella memoria collettiva della generazione del ’68 e della guerra
in Vietnam.
Mash è
l’acronimo di Mobile Army Surgical
Hospital, Ospedale Militare Chirurgico da Campo, un'unità medica dell'esercito Usa creata
nel 1945 e disattivata nel 2006, dopo
essere stata impiegata in tutti gli scenari bellici americani.
La pellicola, tratta dal romanzo omonimo di Richard Hooker, fece da
battistrada a una serie tv che ebbe grande successo dal 1972 al 1983. La guerra
è narrata dal punto di osservazione di un Mash,
dove tre ufficiali medici, bravi a ricucire ferite ed a salvare vite, sono “insofferenti
alla disciplina, insolenti verso i superiori, pronti a burlarsi dei colleghi ed
a corteggiare le infermiere”. Loro vittime preferite sono il comandante e la
capo infermiera, ottusamente ligi, invece, alla disciplina militare.
Con un cast che, a leggerlo ora, è da storia del cinema - bastano Donald
Sutherland, Elliot Gould e Robert Duval -, Altman mette alla berlina il
militarismo, senza nascondere le atrocità del conflitto e, anzi, denunciandone
le assurdità. Ma regista, attori, spettatori, avevano in mente più il Vietnam
che la Corea, un conflitto combattuto vent’anni prima, primo tributo di sangue
alla Guerra Fredda.
Che aveva fatto, per la precisione,
2.800.000 vittime, tra morti, feriti e dispersi, per metà civili.
Gli Usa vi persero 36.516 uomini (e oltre
92 mila furono feriti), i due terzi dei caduti in Vietnam; le due Coree
pagarono lo scontro con oltre due milioni di vittime –più numerose al Nord- e
la Cina vi lasciò 400 mila uomini –stima Usa-, o 114 mila –stima loro-. Tutto
per non cambiare di un metro la linea di demarcazione tracciata al termine
della Seconda Guerra Mondiale.
La guerra scoppiò il 25 giugno 1950,
lungo il confine più fragile della Guerra Fredda, quello del 38° parallelo tra
le due Coree: una, a nord, comunista; l’altra, a sud, unico brandello di terra
filo-americana nell’Estremo Oriente continentale. L’esercito nord-coreano
invase il Sud, l’Onu avallò una risposta militare –complice un clamoroso autogol
diplomatico dell’Urss, che aveva potere di veto nel Consiglio di Sicurezza, ma
non partecipava ai lavori, per protestare perché la rappresentanza della Cina
era allora affidata a Taiwan-.
Con l’obiettivo di riunificare il
Paese, e senza una formale preliminare dichiarazione di guerra, Kim Il-sung,
leader nordcoreano, nonno dell’attuale leader Kim Jong-un, ordinò alle sue
divisioni d’invadere il sud. Il presidente Usa Harry Truman, quello che
nell'agosto 1945 aveva autorizzato l’uso dell’atomica su Hiroshima e Nagasaki, chiese
alle forze armate degli Stati Uniti d’intervenire. Con il mandato dell’Onu, si
creò una forza internazionale, comprendente, con Usa e Corea del Sud, altri 16
Paesi: Gran Bretagna, Francia, Belgio,
Lussemburgo, Olanda, Grecia, Turchia, Canada, Australia, Nuova Zelanda,
Tailandia, Filippine, Etiopia, SudAfrica, Colombia e, come supporto navale,
Giappone.
Al comando del generale MacArthur, il vincitore della Guerra
nel Pacifico, le truppe dell’Onu lanciarono una controffensiva in profondità nel
territorio del Nord. Se l’Urss si limitava ad appoggiare il governo comunista,
la Cina inviò allora in Corea propri soldati, il cui intervento rovesciò di
nuovo le sorti del conflitto. Nel marzo del ’51, s’era tornati al punto di
partenza. Truman sostituì il rigido MacArthur con il più duttile Ridgway e
avviò, su input dell'Urss, negoziati.
Nord e Sud erano esausti, ma le trattative si conclusero solo
nel luglio del 1953 con la firma di un armistizio che ristabiliva la situazione
preesistente e creava una zona demilitarizzata. La Corea rimase divisa in due:
un trattato di pace vero e proprio non è mai stato ratificato e l’armistizio è
già stato denunciato da Pyongyang almeno due volte, nel 2009 e pochi giorni or
sono, ricreando di fatto una situazione di guerra con Seul.
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