Sarà che l’imprinting lo dà la stampa italiana. Ma la stampa estera è già tutta una ‘letteide’, proprio come, 18 mesi or sono, nel novembre 2011, era tutta una ‘monteide’ e, solo la settimana scorsa, era tutta una ‘giorgeide’. Questa volta, però, con meno deferenza: i media internazionali fanno il tifo perché il tentativo di formare il governo riesca, ma sono concordi nel sostenere che questa partita l’ha vinta Silvio Berlusconi. Per il Times, il Cavaliere “torna al top”; mentre, per il Time, “il gioco è nelle mani di Berlusconi”. E, fra gli sconfitti, i corrispondenti esteri cominciano a collocare pure Beppe Grillo: Le Monde sentenzia, nella scia delle polemiche sul 25 Aprile, che “le provocazioni” del leader del M5S “non fanno più titolo”; e un blog sul Financial Times si domanda se la “bolla” del Movimento “stia scoppiando”.
Del resto, neppure i partner europei, concordi nell'auspicare che l’Italia si dia un governo, sono poi unanimi nel promettere rose e fiori all'Esecutivo Letta:
Naturalmente, la stampa estera ha il problema di spiegare chi è ‘sto Letta, “un moderato pacato –scrive il WSJ- con legami nell'emiciclo”, le cui “chances di successo –nota l’FT- dipendono molto dall'autorità che gli deriva dall'essere stato nominato da Napolitano. Il presidente della Repubblica è emerso come ‘il più potente politico italiano’, estendendo le sue prerogative costituzionali ai limiti di … un temporaneo passaggio da un sistema parlamentare a uno presidenziale”.
Non mancano dubbi e interrogativi, specie da parte britannica: nei commenti, ci si chiede quanto questo “matrimonio forzato” delle larghe intese durerà, mentre i servizi di cronaca riferiscono, come fa
L’approccio critico dell’FT segue d’un giorno un articolo di Guy Dinmore, corrispondente da Roma, “Letta chiede di allentare le politiche d’austerità”: “La prospettiva di un nuovo governo in Italia –riferiva Dinmore- spinge i mercati al rialzo ed è ben vista dalla stampa internazionale, anche se molti commentatori dubitano che questo governo duri a lungo”.
L’Economist
propone l’equazione “Vecchio presidente, nuovo premier, stessi problemi per l’Italia”.
Il nuovo governo appare al settimanale piuttosto promettente, ma il suo mandato
dovrebbe essere breve: gli
italiani dovranno probabilmente tornare alle urne presto “data la nota
instabilità politica”. Ma un altro articolo della stessa rivista rovescia, per
una volta l’abusato aforisma del Gattopardo “Se vogliamo che tutto rimanga
com'è, bisogna che tutto cambi”. Ora, invece, gli strateghi dell’operazione
Letta avrebbero fatto in modo che le cose restino com'erano perché possano
cambiare. Ma è davvero così?
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