Non ci hanno capito quasi nulla, proprio come la maggior
parte di noi italiani. I media esteri hanno faticosamente seguito, nelle
cronache e nei commenti, i colpi di scena dell’elezione del presidente della
Repubblica italiana, dopo essersi già interrogati perplessi sulla scelta di ‘fermare
gli orologi’ nella ricerca del nuovo governo in attesa del nuovo presidente.
Che poi finisce per essere il vecchio, con in più il potere di sciogliere le Camere.
L’essere usciti con la trovata Napolitano da tra giorni
d’errori e d’orrori (politici e partitici) appare, agli occhi di molti, un
sospiro di sollievo più che un colpo di genio, una palla in corner piuttosto
che un salvataggio definitivo –e su corner capita di prendere gol-.
Perché resta il problema del governo e d’un quadro politico
complessivo traballante, dove spiccano, come vincitori, Grillo e Berlusconi:
due che non tranquillizzano gli interlocutori internazionali. Quanto agli
sconfitti, Bersani e il Pd fanno l’unanimità. Ma, quello, l’abbiamo ben capito
pure noi.
E’ il “naufragio della politica”: Le Monde legge così la
rielezione di Napolitano, al di là dei giudizi, in genere positivi, sul capo
dello Stato uscente e subentrante. “Nel campo di rovine che è diventata la
politica italiana, Napolitano è il solo a essere rimasto più o meno in piedi,
affidabile, rassicurante, professionale”. “Si sono rivolti a lui –racconta il
giornale francese- per uscire dall’impasse politica che minacciava di diventare
un abisso che li avrebbe inghiottiti. Bersani, Berlusconi, Monti l’hanno
supplicato di rimanere altri sette anni”.
La stampa americana guarda al sodo e al dopo, cioè al
prossimo governo. Il Wall Street Journal prevede la formazione di un esecutivo
“bipartisan”, che è un modo di tradurre “di larghe intese”: e giudica la
rielezione di Napolitano un tentativo “disperato” da parte di Pd e Pdl di
evitare il ritorno alle urne, ma anche una “notevole sconfitta per la politica
italiana” e in particolare per il Pd.
Il New York Times vede come “una speranza” una grande coalizione
tra destra e sinistra, di fronte al “crescente
caos politico” italiano; segnala la “drammatica sconfitta” di Bersani e del Pd;
e tocca pure un aspetto poco esplorato dai media esteri perché poco
comprensibile alloro pubblico (accenna cioè all’ipotesi che l’immunità di
Berlusconi sia stata un fattore della rielezione di Napolitano, che potrebbe
fare il leader del Pdl senatore a vita).
Ovviamente meno dialettici, ma un po’ scontati, i messaggi
ufficiali a Napolitano di felicitazioni e d’auguri, dove conta solo il
risultato e non il come vi si sia giunti. Valga per tutti, ché molti sono simili,
quello di José Barroso, presidente della Commissione europea: “Il rinnovo del suo mandato conferma … il successo del suo
primo settennato, nel corso del quale lei è stato punto di riferimento
istituzionale e garante riconosciuto dell'unità nazionale e del prestigio
internazionale” dell’Italia.
La rielezione giunge “in un
momento cruciale del processo d'integrazione”: governi nazionali e istituzioni
europee “sono chiamati a dar prova di grande equilibrio, coraggio e
lungimiranza”, perché “i cittadini europei chiedono un rinnovato impegno
democratico che porti al superamento della crisi con il rilancio della crescita
e dell'occupazione”. E Barroso è certo che “l'Italia, nel solco della sua
tradizione europeista, continuerà a dare un decisivo contributo al comune
ideale europeo”.
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