Secondo fonti di stampa americane, l’esercito di Pyongyang
avrebbe ricevuto il via libero definitivo a condurre un attacco nucleare contro
gli Stati Uniti. Ma non è chiaro che cosa questo significhi, rispetto almeno alle
notizie già diffuse in tal senso nei giorni scorsi. Anche i toni minacciosi
della bellicosa retorica propagandistica nordcoreana sono stati ricorrenti
nell’ultima settimana.
Di certo, il nuovo ultimativo passo nordcoreano segue di
poche ore le dichiarazioni del segretario alla difesa americano Chuck Hagel,
secondo cui Pyongyang rappresenta “una chiaro ed attuale minaccia”. La spirale
di provocazioni e reazioni tra la
Corea del Nord e gli Stati Uniti e i loro alleati in Estremo
Oriente, la Corea
del Sud e il Giappone, continua, dunque, a svilupparsi, anche se finora resta
confinata sul piano verbale.
Il portavoce della Casa Bianca Jay Carney ha dichiarato che
gli Stati Uniti stanno adottando “tutte le necessarie precauzioni” nei
confronti della Corea del Nord. E il Pentagono conferma l'invio a Guam di una
batteria di missili anti-missile di nuova concezione, per proteggere la base
del Pacifico dall'eventuale lancio di missili nordcoreani.
Mentre Hagel fa dichiarazioni preoccupate, il segretario di Stato
John Kerry conferma, però, che andrà come previsto in missione in Medio
Oriente, dando un segnale di relativa normalità.
Il dispiegamento della batteria a Guam, a titolo
"precauzionale", avverrà nelle "prossime settimane". Il primo sistema anti-missile Thaad avrebbe
dovuto essere dispiegato nel 2015, ma il sussulto di tensioni nella penisola
coreana induce a modificare i piani. Secondo indiscrezioni, il Pentagono
progettava l’impiego dei Thaad in Medio Oriente per difendere Israele e altri
alleati americani nella Regione da potenziali attacchi di missili iraniani.
La decisione – argomenta il Wall Street Journal – indica che
il Pentagono ritiene la Corea
del Nord attualmente la minaccia più grande e potenzialmente più duratura per
gli Stati Uniti e i loro alleati. Gli Usa hanno due sistemi Thaaad a Fort Bliss,
in Texas, pronti a essere usati e considerano essenziale lasciarne uno di riserva per le emergenze.
Questo l'epilogo di una giornata turbolenta all'altezza del 38/mo
parallelo, in cui sono stati evocati venti di guerra sempre più forti. Una
giornata cominciata con un'altra provocazione di Pyongyang: la chiusura ai
lavoratori del Sud del distretto industriale "a sviluppo congiunto"
di Kaesong. Un gesto riportato dai media di Seul con stupore, perché mai finora
il più riuscito esempio della cooperazione tra i due Paesi.
L'impennata della tensione, che arriva dopo giorni di minacce crescenti nordcoreani
all'indirizzo di Seul e Washington che non hanno risparmiato il tabù nucleare:
il ministro della Difesa di Seul, Kim Kwan-jin, ha assicurato l’'esame di tutte
le opzioni possibili, anche di quella militare nel caso di scenario peggiore,
qualora la sicurezza dei propri lavoratori nell' enclave nordcoreano dovesse
risultare a rischio.
Dure anche le critiche da Cina e Russia. Pechino ha espresso
"seria preoccupazione" e condannato tutte le "azioni e le parole
provocatorie" che minacciano "la pace e la stabilità nella penisola
coreana e nella regione". Mosca ha definito "esplosiva" la
situazione. E la Francia
ha chiesto una riunione del Consiglio di sicurezza dell'Onu. I margini d'azione
della Cina, tra la necessità di frenare l'imprevedibile alleato e di evitare il
collasso del regime del 'giovane generale' Kim Jong-un, sembrano sempre stretti.
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