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martedì 8 settembre 2015

Immigrazione: Merkel, l'accoglienza; Hollande/Cameron, i raid

Scritto per Il Fatto Quotidiano dello 08/09/2015

Ci mette la faccia, i soldi -6 miliardi di euro-, l’impegno etico, l’efficienza d’un Paese che la segue: con generosità; e con realismo. La cancelliera Angela Merkel è lì, in diretta, sugli schermi di tutta l’Unione: ringrazia i volontari che stanno offrendo un’immagine della Germania “che può renderci orgogliosi”; avverte che "lo sconvolgente" flusso di migranti e rifugiati è destinato a "cambiare" il Paese; chiarisce che chi ha bisogno di protezione la riceverà, "ma quelli che non hanno i requisiti per ricevere l’asilo saranno rapidamente rimandati indietro".

E, aggiunge, la Germania, da sola, non ce la può fare: è "ora che l’Europa faccia sentire il suo peso: noi saremo in grado di affrontare la sfida, se faremo affidamento sulla solidarietà europea". Ci sarà, dietro la conversione della Merkel, anche un calcolo politico sui futuri equilibri nel suo Paese, ma è forse la prima volta che viene voglia di abbracciarla.

La spinta tedesca si avverte subito la Bruxelles. La Commissione europea ha pronto un piano molto più ambizioso di quello presentato in primavera. Prevede la ricollocazione di 120mila rifugiati - erano un terzo -, di cui 40mila solo dall’Italia, con un costo di 780 milioni di euro: 31mila andranno in Germania, 24mila in la Francia, 15mila in Spagna, poco più di 9000 in Polonia. Sempre che, naturalmente, gli Stati dicano sì. Ma ci saranno pure rimpatri veloci per chi emigra per povertà, specie dalla Turchia o dai Balcani. La Gran Bretagna si tiene fuori dalle quote di redistribuzione, ma s’impegna ad accogliere 20 mila rifugiati dai campi profughi dell’Onu nei prossimi cinque anni.

Cifre da valutare nel contesto del fenomeno: per l’UnHcr, nel 2015 365mila persone hanno finora cercato rifugio e futuro nell’Unione, almeno 2800 sono morte in mare, La mobilitazione politica e umanitaria è tangibile: il premier Renzi, dopo una telefonata con la Merkel, testimonia un “cambio di passo nell’Ue”. A chi gli contesta l’estraneità dell’Italia allo scatto di reni della Merkel, Renzi replica che le idee dell’Italia si stanno affermando, anche se le riunioni che contano si fanno senza di lui.

Il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon si rivolge ai leader Ue: “Urge un approccio comune contro la violenza, il razzismo, la xenofobia”. Il presidente francese Hollande progetta un Vertice sui rifugiati a Parigi entro il mese. Ma l’attenzione è al momento puntata sulla riunione dei 28 lunedì prossimo a Bruxelles.

La cronaca della giornata riconduce a una realtà ancora drammatica. Se il corteo di auto dall’Austria all’Ungheria rientra a Vienna carico di famiglie di rifugiati e se a Monaco si contano 10mila arrivi, nel Canale di Sicilia l’ennesimo naufragio fa 20 dispersi, mentre al confine tra Serbia e Ungheria almeno 400 persone sfondano le linee di polizia e si rovesciano verso Budapest. Il premier Orban, alter ego in questa fase della cancelliera Merkel, caccia un ministro perché il muro a Sud non è completo e insiste: “Chiudiamo le frontiere o rischiamo milioni di arrivi”.

Non c’è solo l’accoglienza. Scavalcati dalla Merkel sul piano umanitario, Hollande e il britannico Cameron provano a brandire la loro leadership militare. Come già fecero, con risultati pessimi, intervenendo in Libia nel 2011.  La Francia inizia da oggi voli di ricognizione sulla Siria, preludio ai raid; i britannici –si apprende- hanno già compiuto attacchi con droni, contro miliziani jihadisti d’origine inglese.

Resta, però, escluso un intervento di terra. Il che rende a priori non risolutiva e velleitaria l’azione, ammesso che non sia controproducente. Perché in Siria se combatti Assad fai un favore al Califfo ed all’opposizione integralista, visto che quella moderata nessuno sa dove sia sul terreno (in parte, sono i ceti medi e gli intellettuali in marcia verso l’Europa).

L’idea di Parigi e Londra è di dialogare con Russia e Iran per una soluzione in Siria, ma a patto che Assad se ne vada –condizione che Mosca e Teheran non condividono-. Di fronte a tanto bellicismo, l’Alto Rappesentante per la politica estera e di sicurezza europea Federica Mogherini riafferma, ma con un filo di voce, il primato della diplomazia, augurandosi che "i governi europei si mostrino all'altezza dell'essere europei".

Nonostante l’incertezza del quadro, il livello dell’impegno militare contro le milizie jihadiste si sta alzando: anche il Qatar è pronto a unirsi in Siria ai raid della coalizione –fonti di stampa turche-, mentre i cieli dell’Iraq sono da ieri solcati dai primai quattro F16 americani affidati a piloti iracheni.

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