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domenica 27 settembre 2015

Usa: Camera, Boehner il moderato lascia seggio e presidenza

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 27/09/2015

The Daily Signal, newsletter quotidiana della destra conservatrice, ci ha fatto un’edizione speciale: “Lo speaker della Camera John Boehner lascerà l’incarico e il Congresso a fine ottobre”. Boehner era quel signore alle spalle del Papa, sulla destra dello schermo, mentre Francesco, giovedì, parlava al Congresso degli Stati Uniti in sessione plenaria: da non confondere con l’altro signore, più sorridente, capelli bianchi, Joe Biden, il vice di Obama, un democratico.

John Andrew Boehner, 66 anni, cattolico, rappresenta l’Ohio nel Congresso dell’Unione dal 1991: è stato cioè eletto per 13 volte consecutive –il mandato è biennale- nel distretto di Cincinnati e Dayton, la città della pace di Bosnia, dove s’intrecciano aree urbane e rurali.

Repubblicano, ma non conservatore, Boehner è stato leader della minoranza alla Camera dal 2007 al 2001, quando la maggioranza era democratica e la speaker era Nancy Pelosi, italo-americana della California. Poi, quando i repubblicani all’opposizione dell’Amministrazione democratica conquistarono la maggioranza della Camera, Boehner ne divenne lo speaker e, come tale, il secondo in linea di successione al presidente: partendo di lì, Gerald Ford arrivò nel 1975 alla Casa Bianca, dopo le dimissioni in serie del vice-presidente Spiro Agnew e del presidente Richard Nixon, travolti da scandali l’uno dopo l’altro.

Nonostante la posizione di spicco, Boehner non s’è candidato alla nomination repubblicana 2016: uno dei pochi a non farlo, perché gli aspiranti a un certo punto erano 17, e ora sono rimasti  15 –sempre un sacco -, con gli unici tre che non vengono dalla politica in testa ai sondaggi. Il battistrada nella corsa, Donald Trump, magnate dell’immobiliare e showman, che rimprovera di non essersi “battuto per i repubblicani”.

In realtà, Boehner è uno di quei repubblicani preoccupati dalla deriva del partito verso personaggi alla Trump, o verso iper-conservatori alla Marco Rubio, che ha voltato pagina senza spenderci troppe parole: “servono nuovi leader”. Il prossimo, a dire il vero, non sarà proprio nuovo: il favorito alla carica di speaker è Kevin McCarthy, 65 anni, californiano.

Ha invece prestato omaggio al leale rivale il presidente Obama, che lo ha chiamato e che s’è detto “sorpreso” dalla notizia. Boehner, che s’era già commosso giovedì al discorso del Papa, anche se aveva poi alzato il sopracciglio ai passaggi sul controllo delle armi e sulla pena di morte, era vicino alle lacrime spiegando la sua decisione: “un passo indietro –ha detto- per proteggere le istituzioni”.

Lui non ne poteva più degli attacchi da destra: i ‘falchi’ gli rimproveravano d’essere una ‘colomba’, troppo molle con il presidente.  Aveva spuntato molti compromessi, ma nel 2014 non aveva potuto scongiurare lo 'shutdown', la paralisi quasi totale dell’Amministrazione lasciata senza risorse.

Già allora, si dice, Boehner stava per lasciare. Ora, aveva davanti un anno elettorale: le pressioni sarebbero state fortissime per mettere in difficoltà l’Amministrazione, a cominciare dalla battaglia sul bilancio, dove i fondamentalisti vogliono togliere fondi alla Planned Parenthood, una no profit che si occupa di aborto e maternità pianificata. Era pronta una mozione di sfiducia: lo speaker sarebbe rimasto in sella con i voti democratici: Boehner, modesto, ma onesto, non se l’è sentita.

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