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venerdì 25 settembre 2015

Siria/Libia: consulto europeo a tre, e l'Italia non c'è. Dov'è?

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 25/09/2015

Sulla Libia, come sulla Siria, la diplomazia internazionale, sotto pressione per la minaccia del Califfo e la crisi dei migranti, sta accelerando il ritmo delle consultazioni: si cercano sbocchi ai conflitti che garantiscano la sicurezza e l’evoluzione verso soluzioni politiche condivise. E, appena i giochi si fanno seri, l’Italia ne resta fuori. Salvo poi sminuire l’importanza degli appuntamenti da cui viene esclusa.

Ieri sera, a Parigi, i ministri degli Esteri di Francia, Germania e Regno Unito si sono incontrati –presente l'Alto Rappresentante dell'Unione europea per gli esteri e la sicurezza, Federica Mogherini- per discutere delle implicazioni della crisi in Siria per l'Ue, compresa l’ondata dei migranti.

L’iniziativa coglie impreparata e si direbbe addirittura disinformata l’Italia. Il ministro Gentiloni non ne fa cenno in un incontro in Parlamento a metà giornata, la Farnesina non la commenta e fonti diplomatiche ne tengono bassa la portata. Ma trapelano irritazioni perché il raccordo tra la Mogherini e la Farnesina non sarebbe stato perfetto. Anzi, non ci sarebbe stato.

Nell’annunciare l’incontro, che ricalca a livello europeo il formato dei negoziati sul nucleare con l’Iran, i 5 + 1, dove di europei c’erano, appunto, Gran Bretagna, Francia e Germania, ma non l’Italia, un portavoce del ministero degli Esteri francese ha precisato che i ministri volevano anche discutere misure per temperare la situazione in Libia e "le mobilitazioni della comunità internazionale necessarie a rilanciare il processo di pace in Medioriente".

Tanta carne al fuoco. I ministri francese Laurent Fabius, britannico Philip Hammond e tedesco Frank-Walter Steinmeier, con la Mogherini, vogliono pure discutere dell'impatto sull'Europa del flusso "senza precedenti" di migranti. In pratica, un follow up ristretto e operativo del Vertice europeo un po’ moscio e un po’ inutile di mercoledì sera, quello dove il premier Renzi ha detto che l’Unione fa, tre mesi dopo, quello che l’Italia diceva tre mesi fa. Però, si scopre che lo fa senza l’Italia.

"Dobbiamo lavorare sulla protezione dei civili in Siria", per evitarne l’esodo, dice il Quai d’Orsay con un comunicato. “L'avvio di una transizione politica cui partecipino il regime e l'opposizione moderata sarà l'unico modo per porre fine alla guerra in Siria”. Il presidente siriano Bashar Assad non può "rappresentare il futuro di un popolo e di un Paese che ha martirizzato”: un punto su cui la posizione tedesca è più sfumata.

L’iniziativa europea coincide con la conferma ufficiale dell’incontro, lunedì, a New York, a margine dell’Assemblea generale dell’Onu, tra Barack Obama e Vladimir Putin, dove si parlerà soprattutto di Siria (anche se ufficialmente la Casa Bianca tiene il punto Ucraina). Una fonte dell’Amministrazione statunitense spiega: "Data la situazione in Ucraina e Siria, nonostante le profonde differenze con Mosca, il presidente crede che sia irresponsabile non provare se si possano fare progressi con un coinvolgimento dei russi ad alto livello".

Tanto più che la Russia, militarmente, s’è già coinvolta, senza attendere luci verdi.

L’Italia, dunque, resta fuori da una nuova, e magari occasionale, stanza dei bottoni proprio sulla Siria, nonostante la crisi dei migranti ci colpisca in modo diretto, e sulla Libia, Paese di cui abbiamo a più riprese detto di essere pronti ad assumere la leadership di un’azione di pacificazione. E questo quando c’è da trovare un successore al rappresentante speciale in Libia del segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon, perché lo spagnolo Bernardino Leon ha concluso domenica scorsa il suo mandato conducendo le parti vicino all’accordo, ma non all’accordo.

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