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lunedì 14 settembre 2015

Ue: nel giorno più difficile, una spinta da Roma per l'integrazione

Scritto per La Presse il 14/09/2015

Nel giorno in cui l'Unione europea affronta a Bruxelles la prova dell'immigrazione, una delle più tragiche e difficili sul suo cammino, parte da Roma un'iniziativa per promuovere più integrazione e per tracciare - sulla falsariga di un'espressione di Altiero Spinelli - "la strada da percorrere".

A promuovere la spinta verso un'Europa più unita, "che in ultima istanza dovrà essere federale e andare verso gli Stati Uniti d'Europa", è la presidente della Camera Laura Boldrini, che riceve il sostegno del governo - "Molto bene", dice il sottosegretario per gli Affari europei Sandro Gozi- e dei deputati - "più Europa per non disgregarsi", incalza il presidente della Commissione Politiche Ue Michele Bordo -.

La Boldrini riunisce a Montecitorio i presidenti dell'Assemblea nazionale francese Claude Bartolone, del Bundestag Norbert Lammert e del Parlamento lussemburghese Mars Di Bartolomeo (il Lussemburgo eseercita la presidenza di turno del Consiglio dell'Ue): tutti e quattro firmano una Dichiarazione per "più integrazione europea". Dei Paesi fondatori dell'allora Cee nel 1957 mancano solo Belgio e Olanda.

E l'appoggio più forte e più prestigioso alla Boldrini viene dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che definisce la Dichiarazione "un documento prezioso per rilanciare con forza la prospettiva dell'integrazione europea. Tutti i Paesi dell'Unione sono chiamati a questo compito, ma i Paesi fondatori hanno una responsabilità particolare. Come dimostrano le due crisi - quella economica e quella migratoria - alle quali gli Stati non possono dare risposta da soli, per affrontare con efficacia queste sfide d'oggi e del futuro servono non solo politiche comuni, ma anche istituzioni comuni".

La Dichiarazione, che è ora aperta alla firma dei presidenti degli altri Parlamenti nazionali dei Paesi Ue, si sviluppa in quattro punti. La Boldrini e i suoi colleghi ritengono che sia necessaria più -e non meno- Europa per fare fronte alle sfide che incombono internamente ed esternamente; che sia necessaria una maggiore integrazione politica; che siano necessari un rafforzamento dell'Unione economica e monetaria e della sua dimensione sociale; e che sia necessaria una maggiore aderenza alla visione dei Padri fondatori. Parole sulla carta, certo, almeno per il momento, ma parole giuste in un momento cruciale.

Nei loro interventi alla cerimonia della firma, intervallati dalla lettura, da parte di studenti Erasmus, di brani di alcuni Padri fondatori, gli italiani Spinelli e De Gasperi, il francese Schuman, il tedesco Adenauer e il lussemburghese Bech, i quattro presidenti hanno tutti detto, con parole diverse, che la solidarietà ha un costo, ma che la il prezzo della mancanza di solidarietà sarebbe molto maggiore.

E se il lussemburghese Di Bartolomeo ha prosaicamente paragonato l'Unione a una bicicletta, ché, se si smette di pedalare, si cade -il che vuole dire che o si spinge per maggiore integrazione o si rischia la disgregazione-, la Boldrini l'ha invece vista come un iceberg: la parte che emerge, quella più piccola, e che si scioglie, è fatta di egoismi e paure, mentre la parte che sta sotto, molto più grande e solida, è fatta di responsabilità e solidarietà. Di qui l'invito a "investire in solidarietà" ed a ricercare un maggiore equilibrio tra economia e sociale.

"La solidarietà è anche rispetto delle regole", ha ricordato il presidente dell'Assemblea nazionale francese Bartolone,che vede, nel dramma dell'immigrazione, "un'opportunità" per fare avanzare la solidarietà, nella convinzione che "l'indebolirsi di uno" in Europa "è un cedimento di tutti". E l'Unione deve fare fronte "ai doveri di solidarietà e democrazia" ritrovando "la convinzione e l'immaginazione" dei Padri fondatori.

Il presidente del Bundestag Lammert è tornato sul concetto che "i singoli Stati europei da soli non sono in grado di superare le sfide" del momento, dall'economia all'immigrazione; e ha invitato i Parlamenti di tutti gli Stati Ue ad aderire alla Dichiarazione e a partecipare "a una nuova fase del progetto europeo".

All'inizio e al termine della cerimonia, è stato suonato l'Inno alla Gioia di Beethoven, divenuto l'inno europeo. Nella Sala della Regina di Palazzo Montecitorio, gremita di autorità politiche, ma anche di studenti e 'vecchi' federalisti, per due lunghi momenti l'emozione è stata reale.

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