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lunedì 28 settembre 2015

Siria: primi raid francesi, fronte mosso, Renzi teme Libia-bis

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 28/09/2015

Annunciati dal presidente Hollande, preparati da ricognizioni, i raid aerei francesi in Siria contro postazioni jihadiste incominciano in una giornata convulsa per la crisi siriana, alla vigilia dell’incontro, oggi, a New York, tra i presidenti Usa Obama e russo Putin. Contemporaneamente, l’Iraq fa sapere di avere concluso un accordo in funzione anti-Califfo con Mosca, Teheran e Damasco, mentre l’ammiraglia della flotta russa del Mar Nero incrocia al largo della costa alauita. E il New York Times stima che siano 30mila i ‘foreign fighters’ arruolati nelle milizie integraliste, 250 provenienti dagli Stati Uniti.

Gli obiettivi dei raid francesi, un’estensione dell'azione militare francese già in atto in Iraq, sono stati individuati negli ultimi 15 giorni. L'operazione contro "la minaccia terroristica" rappresentata dal sedicente Stato islamico, si legge in una nota, “è stata coordinata con i partner nella Regione”. Ma Parigi nega di avere concordato gli obiettivi con il regime siriano.

Il premier Valls giudica l’azione francese “legittima difesa”, perché vengono attaccate "le roccaforti dell'Is, dove si sono addestrati coloro che ci hanno attaccato”.  I bombardamenti, condotti d’intesa con gli Stati Uniti, continueranno "il tempo che e' necessario". Da più di un anno, le forze armate francesi operano contro il Califfato in Iraq con Rafale e Mirage e un contingente di 700 uomini, mentre finora si limitavano a inviare in Siria armi e tecnologie per i ribelli ‘moderati’, che non è chiaro quali siano.

Nei giochi di guerra in Siria ‘anti-Califfo’, e inevitabilmente ‘pro Assad’, per quanto a malincuore di francesi e americani, sono sempre più coinvolti i russi: l’ammiraglia della flotta del Mar Nero, l'incrociatore pesante lanciamissili Moskva, partito dalla base di Sebastopoli, nella Crimea annessa lo scorso anno, partecipa nel Mediterraneo a esercitazioni navali con altre unità da guerra russe.

Ma la vera incognita è la soluzione politica del conflitto siriano, di cui Obama e Putin parlano oggi. Valls insiste sulla "necessità d’una transizione politica e democratica in base ai negoziati di Ginevra con l'opposizione moderata e con elementi del regime", fermo restando che il presidente Assad –dicono francesi e americani, ma non i russi- “non può essere la soluzione in Siria".

Da New York, il premier Renzi esclude un coinvolgimento italiano: “Non facciamo blitz e raid”, dice, anche se “collaboriamo con la coalizione”, perché "occorre evitare una nuova Libia". Renzi cita il segretario generale Onu Ban Ki-moon (la Siria “è una macchia sulla coscienza” del Mondo) e dice: "Serve una strategia complessiva con il coinvolgimento di tutti e non iniziative spot".

Dalle parole di Renzi, più che l’irritazione per l’attivismo francese, emerge l’apprensione di evitare in Siria quel che accadde in Libia, dove "all'intervento armato non fece seguito un'azione politica". 

La Libia più che la Siria resta la priorità italiana. Il ministro Gentiloni denuncia misteriosi “veleni” che avrebbero compromesso il buon esito del negoziato per un compromesso nazionale. E l’Italia insiste di non avere nulla a che fare con l’attentato contro un boss degli scafisti, Salah al-Maskhout, capo dei trafficanti Zuwara, e i suoi scagnozzi. Tripoli accusa gli italiani, che negano.

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