Scritto per Il Fatto Quotidiano del 15/09/2015
Un
accordo parziale: la Maison Ue sforna una delle sue specialità, l’intesa che
non risolve, ma tampona. In attesa di altre riunioni e di un immancabile
Vertice, perché lì tutto va a finire. Se non fossimo in pieno dramma, ci
sarebbe la tentazione di fare dell’ironia: il Consiglio dei Ministri dell’Interno dei 28 perfeziona l’intesa
sullo schema di redistribuzione di 40 mila richiedenti asilo giunti in Italia
-24mila- e in Grecia -16mila- tra metà agosto 2015 e metà settembre 2017 in
altri Paesi Ue; è lo schema già abbozzato prima dell’estate, deciso dal
Consiglio europeo di fine giugno e confermato dai ministri a luglio.
L’Ue autorizza pure il ricorso alla forza nelle
missioni contro gli scafisti: pure questa, una minestra riscaldata. Il via
libera operativo ci sarà a inizio ottobre e consentirà alle unità della EuNavForMed
di fermare, perquisire, dirottare i natanti dei migranti. Praticamente, non è
chiaro che cosa cambi in meglio rispetto a ora.
Sul piano straordinario per altri 120 mila
profughi, confezionato dalla Commissione europea proprio in vista di questo
incontro “d’emergenza”, la decisione resta in sospeso. I ministro tedesco
Thomas de Maiziere e francese Bernard Cazeneuve parlano –insieme- di un’intesa
politica, ma la ripartizione dei 120mila si concretizzerà, se tutto va bene,
nel Consiglio di routine dell’8 ottobre a Lussemburgo.
Il presidente di turno del Consiglio, il
ministro lussemburghese Jean Asselborn, parla di "messaggio politico
importante” perché “i primi ricollocamenti potranno cominciare presto”. E pure gli
'hotspot' (cioè i centri d’identificazione dei migranti) in Italia e Grecia
hanno ora la base legale necessaria per cominciare a lavorare, anche se il
premier Renzi mette un granello di sabbia nell’ingranaggio: "Gli hot spot
sono collegati, per l'Italia, ai rimpatri", che sono responsabilità
europea. L’Ue ci chiede di realizzarne sei, il primo proprio a Lampedusa.
Insomma, il colpo di frusta alla coscienza
dell’Europa sui migranti, dato dalla cancelliera Merkel, non si trasforma in un colpo di reni a
Bruxelles, anche se il ‘fronte del no’ dei Paesi dell’Est non paralizza i
lavori. E Renzi, che se non è protagonista tende a sminuire, ha gioco facile in
tv: “Non ho mai vista l'Europa unita” sull’immigrazione; “Adesso sembrano darci
ragione". E spezza una lancia per il
coinvolgimento della Russia nella lotta globale al terrorismo integralista, in
Siria e altrove.
Da Bruxelles, il ministro Alfano è più
positivo: la sua percezione è che l'Unione stia per dare l’ok anche al piano
per altri 120 mila migranti: "Tutti i Paesi hanno dato la loro
disponibilità”. Sommando il primo e il secondo piano, “l’Italia vedrà partire
verso altri Paesi 40 mila migranti”. E, qui, Alfano non trattiene un grido di
vittoria, “più di quanto qualsiasi altro governo abbia ottenuto".
A dire il vero, la ridistribuzione dei
40mila non è proprio decisa al 100%: la collocazione di 32mila è già certa,
quella degli altri lo sarà entro dicembre. Per ogni rifugiato accolto, i
Governi avranno 6mila euro dal bilancio Ue. Dei 28, solo Gran Bretagna e
Danimarca utilizzano la facoltà loro data dal Trattato di non aderire, mentre
l'Irlanda, che pure potrebbe invocarla, s’accolla la sua quota di richiedenti
asilo.
Sul terreno, il caos è peggiore che a
Bruxelles: l’Ungheria chiude e apre i varchi con la Serbia, dopo che domenica
c’erano stati quasi 6mila passaggi, un record; Austria e Germania a loro volta
chiudono e aprono il traffico ferroviario. Il ripristino dei controlli alle
frontiere in deroga agli accordi di Schengen è una risposta dilatoria e
dilagante al flusso senza posa.
Sbaglia,
però, chi legge nel ripristino dei controlli un passo indietro tedesco.
Spiegano a Berlino: “Non è chiudere le frontiere. I rifugiati continuano a
venire in Germania e tutti i segnali dicono che non saranno 800.000, come inizialmente
previsto, ma un milione”.
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