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venerdì 18 settembre 2015

Usa 2016: repubblicani; dibattito, 5 verdetti e i voti di Trump & C.


Emette una raffica di verdetti, il secondo dibattito fra i 16 candidati alla nomination repubblicana per Usa 2016: 1) Donald Trump è il più mediatico e si conferma il più popolare del lotto; 2) ma ‘Donald il rosso’ per via dei capelli, potrebbe essere all’apice: di qui in avanti, è la tesi, andrà scemando perché il suo è un pubblico volatile, che ha bisogno d’essere sempre divertito e stupito; 3) Carly Fiorina può essere una anti-Trump; 4) e diventa pensabile un confronto per la Casa Bianca fra due donne, la Fiorina repubblicana e Hillary Clinton democratica; 5) è sempre più improbabile, invece, un match ‘stile dinasty’ tra la Clinton e Jeb Bush, che esce ancora male dal confronto e perde ulteriormente terreno.

Infine, ed è forse il punto più importante, i sondaggi a caldo dopo il dibattito sulla Cnn danno Trump vincitore davanti alla Fiorina: due imprenditori, due ceo, davanti ai politici. E l’altro ‘fuori dal coro’, l’ex neurochirurgo iper-conservatore, e l’unico nero, Ben Carson, va forte nei sondaggi. Ecco che il trionfo dell’anti-politica è servito pure negli Stati Uniti.

Ma la corsa è ancora lunga. Anzi, la corsa vera, con la conta dei delegati e non solo dell’audience, comincerà a febbraio nello Iowa: fino ad allora, se ci sono i soldi, bastano le chiacchiere. E a Trump non mancano né gli uni né gli altri.

Il secondo dibattito, nella biblioteca presidenziale di Ronald Reagan, a Simi Valley. in California, un ‘tempio conservatore’ con l’AirForceOne Anni ’80 sullo sfondo, è stato un ‘tutti contro Trump’. Lo hanno seguito in 22,9 milioni, contro i 24 milioni del 6 agosto per il match d’esordio sulla Fox da Cleveland. Di qui a gennaio, ce ne saranno altri 4, uno al mese.

Vediamo come sono andati i protagonisti:

Donald Trump 7 – In realtà, prende 8 in comunicativa e 4 per i contenuti, cui del resto nessuno presta attenzione. Ma la media non fa 6, perché il pubblico è con lui. Per rubare la scena ai rivali, ne accompagna gli interventi con smorfie e boccacce. Se la Fiorina gli dà del “bravo intrattenitore”, ma poco adatto a guidare l’America, Trump rilancia sfoggiando modestia: "Sono un bravo intrattenitore quanto un uomo d'affari eccelso. Ho fatto milioni di dollari e ho un carattere molto buono. Sono molto calmo, ma riuscirei a ed essere rispettato fuori dal Paese e andrei d’accordo con Putin". Se la prende con il presidente Obama, che “non ha coraggio”, mentre lui in Siria sarebbe andato, cioè ci avrebbe mandato l’esercito Usa.

Carly Fiorina 7 – A Cleveland, l’avevano messa in serie B. Qui, la neo-promossa fa la sua figura e sfrutta gli assist di Trump, che aveva detto che nessuno avrebbe votato “per una faccia così” –e che ora tenta una maldestra galanteria-: "Penso che le donne, in tutto il Paese, abbiano ben capito cosa ha detto il signor Trump", risponde all’ennesima battuta di sapore maschilista dello showman (“Carly è stata il peggior ceo della storia americana”).

Rand Paul 6 – Il senatore del Kentucky, libertario e figlio d’arte –nel 2012 era in corsa suo padre-, sfida Trump, che lo prende di petto: “Non dovrebbe stare qui” perché troppo in basso nei sondaggi. Paul gli dà dell’ "arrogante", che offende le persone per il loro aspetto. Trump non si scompone: "Non l'ho mai attaccata per il suo aspetto", replica, "eppure ce ne sarebbe da dire".

Mike Huckabee 6 – Queste non sono le sue serate: l’ex governatore dell’Arkansas, un predicatore, veterano delle campagne presidenziali, va meglio nei sondaggi che nei dibattiti, aspettando lo Iowa, che in genere gli dà forza e soddisfazione. Riesce a non sbagliare e Trump lo ignora.

Marco Rubio 5 – Il senatore della Florida, il più giovane del lotto, di origine cubana, fa poco, troppo poco. Ma il pubblico non lo boccia: segno che ‘regge lo schermo’. In attesa di avere qualcosa da dire, evita di farsi stritolare da Trump.

Jeb Bush 4 – L’ex governatore della Florida accetta il gioco delle provocazioni con Trump, che gli sta al fianco, a centro scena. Ricorda che Trump invitò i Clinton al suo matrimonio, accusandolo implicitamente di collusione col nemico. Trump, che lo giudica “soporifero”, lo canzona: "Finalmente un po' di energia: mi piace".  Jeb ammette di avere fumato marijuana “40 anni fa”. Ma, alla fine, quando si danno il 5, pare un passaggio di testimone.

I senza voto – Sono un bel gruppetto, a partire a Carson, che gioca a nascondino, come aveva già fatto a Cleveland. Fra quelli ‘invisibili’, tre potenziali protagonisti: Scott Walker, governatore del Missouri, Chris Christie, governatore del New Jersey, e Ted Cruz, senatore del Texas.

La serie B - Chi non si capisce che cosa stia a fare sul palco è John Kasich, governatore dell’Ohio, uno che manco lo conoscono nel suo Stato, figuriamoci nell’Unione. Lui dovrebbe stare in serie B, nel dibattito dei reietti, dove sono confinati gli ex governatori Jim Gilmore e George Pataki, l’ex senatore Rick Santorum, il governatore Bobby Jindal e il senatore Lindsey Graham. Rispetto a Cleveland, manca Rick Perry, che s’è ritirato. Ma nessuno lo nota.

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