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sabato 26 settembre 2015

Papa all'Onu e a NY: Francesco sotto attacco, è una "minaccia economica"

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 26/09/2015

Nel ‘tombone’ di Ground Zero, l’antro della paura e della memoria dell’attacco terroristico dell’11 Settembre 2001, Francesco alza il suo “silenzioso grido” contro l’odio e la violenza. E l’acqua che scorre nelle fontane in superficie diventa, nelle parole del Papa, “le lacrime” di un’umanità sofferente, “in questo luogo dove il dolore è palpabile”. E’ il momento forse più intenso del percorso di Bergoglio a New York dall’Onu a dove c’erano le Torri Gemelle, da Brooklyn ad Harlem. Luoghi simbolo di una geografia non casuale, dove s’incontrano tutte le realtà di una città specchio dell’America e del Pianeta.

Francesco modula lo stesso messaggio trasmesso, giovedì, al Congresso degli Stati Uniti riunito in sessione plenaria: casa, terra, lavoro e libertà per tutti; la finanza non strozzi poveri e deboli; via le armi nucleari (“Spero che l’accordo con l’Iran duri”, dice) e al bando le guerre; riformare l’Onu e allargare la partecipazione alla governance mondiale: e, ancora, l’appello per il clima e l’ambiente, nel solco dell’enciclica ‘Laudato si’ ed in vista del Vertice di Parigi. La Cina si mette in riga e presenta un nuovo piano contro emissioni e riscaldamento globale. E l’Assemblea adotta i nuovi obiettivi di lotta contro miseria e diseguaglianza.

Ma il messaggio del Papa non fa l’unanimità: negli Stati Uniti, suscita dubbi e perplessità che i grandi media esprimono con punti interrogativi. Se il New York Times acquisisce che “la politica deve essere al servizio della gente, non della finanza”, il Washington Post si chiede se Bergoglio non costituisca “una minaccia per l’ordine economico” americano e mondiale; e il Wall Street Journal, che del capitalismo statunitense è l’ ‘house organ’,  pone la domanda se questa visita di un leader religioso non sia “troppo politica”.

La scomodità di Francesco s’avverte. La Fox, che non si perita di essere brutalmente conservatrice, sentenzia in modo spiccio che “la religione non c’entra con il salario minimo ed i condizionatori”: un modo per banalizzare equità sociale e rispetto della natura, che sarebbe il creato, che con la religione c’entrano entrambi.

Ma si avverte, pure, nella chiesa americana, il fermento e il rinnovamento che il Papa porta. Il Christian Science Monitor, che ha una grande autorevolezza, si riconosce nei “progetti ambiziosi” di Bergoglio, ma gli tira la bianca veste: “E le donne nella Chiesa?”.

E, là sotto Ground Zero, il cardinale di New York Dolan si prende una piccola rivincita: “Santità, noi siamo pieni di errori – gli dice, echeggiando le reprimende impartite all’episcopato americano da Francesco nella Cattedrale di San Matteo a Washington -, ma questa cosa la sappiamo fare bene”.

“Questa cosa” è il dialogo interreligioso: pare di stare ad Assisi, che non a caso è la terra di San Francesco, con i rappresentanti di 12 fedi che insieme pregano, per primi, l’uno accanto all’altro, dopo essersi abbracciati, il rabbino ebreo e l’imam musulmano. Il Papa parla di “una differenza accettata e riconciliata”: non mira a fondere le fedi in una sola, vuole che ognuno creda “a modo suo, ma insieme”; non mira a convertire, ma a pacificare.

Certo, c’è retorica a Ground Zero: le tenebre e la luce, l’odio e l’amore, il male e il bene, inevitabilmente la morte e la vita “destinata a trionfare sui profeti di distruzione”. E c’è ripetitività nel discorso all’Onu rispetto a quello al Congresso: la novità è che, essendo fatto in spagnolo, viene più fluido a Bergoglio, che, poi, anche a Ground Zero, già affaticato, chiede scusa, ma parla nella sua lingua.

Fuori, la gente lo aspetta, sapendo che lui talora si ferma -ma stavolta, stanco, non lo fa-. E una setta lo contesta: “Seguitelo e perirete all’inferno”. Oggi, il viaggio continua: Francesco va a Filadelfia, dove ci sarà l’incontro con le famiglie.

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