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martedì 12 giugno 2012

Grillo-Severgnini, Beppe contro Beppe sul Financial Times

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 12/06/2012

All’attenzione, non sempre benevola, della stampa estera, Beppe Grillo dovrebbe esserci ormai abituato: da quando il suo movimento s’è affermato come nuova forza della politica italiana nelle elezioni municipali, quasi non passa giorno senza che tv o giornali d’Europa o d’America gli dedichino commenti e ritratti. E invece l’editoriale di Beppe Severgnini sul Financial Times della scorsa settimana gli ha fatto saltare la mosca al naso: il Beppe da Crema che tifa Inter c’era andato giù pesante, i riferimenti a Mussolini e la definizione di “populismo 2.0”: un capo –scriveva di Grillo Severgnini- che domina completamente il suo partito e che ricorda non solo Berlusconi, ma «lo showman più scuro, la figura più pericolosa” della storia italiana: “Benito Mussolini».

Il Beppe da Genova non è stato zitto: ha preso carta e penna, cioè mail e computer, e ha scritto una lettera al quotidiano finanziario, che ieri l’ha debitamente pubblicata sotto il titolo «Internet movement and democracy for Italy». “Sono stato paragonato a Mussolini, un dittatore. Per me, questo è un oltraggio”, afferma Grillo, definendo le critiche “un deliberato attacco al movimento democratico che io rappresento”.

“Il Movimento 5 Stelle – prosegue Grillo – è stato accusato di essere ‘Populismo 2.0′. E’ esattamente l’opposto. In Italia i partiti politici hanno occupato ogni spazio nell’industria, nelle banche, nei media, ecc. Non viviamo più in una democrazia, ma in una partitocrazia”. E Grillo ricorda che il suo movimento, “al contrario degli altri partiti, ha rifiutato ogni finanziamento pubblico” e sostiene che attualmente “è accreditato del 20 per cento dei voti” e che quindi costituisce “la seconda forza politica in Italia”. L’obiettivo – chiarisce il comico– è “quello di consentire una maggiore partecipazione dei cittadini, senza l’intermediazione dei partiti”, alla vita pubblica, “raggiungendo così l’obiettivo di una democrazia reale”. La filosofia del Movimento Cinque Stelle –conclude Grillo – può essere riassunta in due parole: trasparenza e partecipazione, due cose possibili grazie alla diffusione di internet”.

Nel suo articolo, Severgnini cercava, con l’ ironia al curaro che lo contraddistingue, di spiegare l'exploit elettorale di Grillo e del movimento alla platea anglosassone. “E' la più succosa storia della politica italiana –scriveva, inanellando una successione d’affermazioni tra la verità e il paradosso-. Ha soluzioni semplicistiche a problemi difficili”. Fioccavano i paragoni con la politica di ieri, se non di oggi: «Spettacolo, empatia, la comunicazione unidirezionale e lo stretto controllo del suo partito: non vi ricorda qualcuno? Silvio Berlusconi, naturalmente senza il fattore donne. Oppure Umberto Bossi, senza gli scandali finanziari che hanno tormentato la Lega Nord» raccontava Severgnini. E non mancavano i paragoni con la storia. «Agli italiani 'piace essere governati con il pugno duro' ha scritto l'ambasciata americana al Dipartimento di Stato nel 1920 … Ma abbiamo davvero un debole per i leader forti? La risposta è sì, e noi non siamo soli - scriveva Severgnini - Quando i tempi sono duri, le democrazie sono tentate da facili soluzioni formulate dai leader istrionici. Ovviamente, le tattiche e gli strumenti sono cambiati. In principio, era un palco e un campo in una piazza, poi radio e film, poi tv, e ora è internet. Potremmo chiamarlo populismo 2.0».

Giusto, in fondo, che lo scontro Severgnini–Grillo abbia per teatro il Financial Times, uno dei quotidiani più attenti alle vicende italiane –spesso, le si capisce meglio lì che sulla nostra stampa-. Ma Grillo e il suo movimento, nella scia dei successi elettorali, hanno trovato spazio ovunque: i giornali spagnoli, da El Pais a El Mundo, li identificano con “l’anti-politica”; e per Abc Grillo è “un comico convertito in messia, una specie di telepredicatore”, i cui risultati provocano “un terremoto politico” .

A metà maggio, il Guardian ne faceva il protagonista di una barzelletta: “Sentita l'ultima sull'ascesa del comico politico? La gente disillusa può votare un comico, ma il mandato politico va comunque preso sul serio”. E la Bloomberg portava negli Usa l’annuncio che, per Grillo, l’uscita dell’Italia dall’euro “non è un tabù”. Dopo l’impresa 5 Stelle a Parma, la Bbc e le Monde tutti annunciavano la vittoria “del partito del comico”, “con una campagna da 6000 euro”. Persino il New York Times, il 24 maggio, gratificava Grillo, che porta ‘humour’ nella politica italiana. Poi venne Severgnini; e il comico non rise più.

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