Scritto per AffarInternazionali ed EurActiv lo 04/06/2012
“I dieci giorni che sconvolsero il mondo” (Ten Days that Shook the World, nelll’originale inglese ) è un'opera pubblicata dal John Reed nel 1919, che narra in chiave di reportage gli ultimi giorni, quelli decisivi, di cui il giornalista americano fu testimone diretto, della Rivoluzione d’Ottobre. Nel 1982, Sergei Bondarchuk ne fece un film di successo con Franco Nero e Sidney Rome.
A fine giugno, un qualche giornalista europeo potrà forse scrivere “I trenta giorni che sconvolsero l’Unione”, cioè il racconto del periodo che va dal 31 maggio, quando c’è stato il referendum in Irlanda sul Patto di Bilancio dell’Ue, al 29 giugno, quando si concluderà il Consiglio europeo atteso come ‘Vertice della Crescita’, ma che rischia di diventare il ‘Vertice della scheggiatura’, se non dell’inizio della disgregazione, della costruzione europea.
Percorso a ostacoli
Il mese cruciale, non certo il primo, dell’Unione e dell’euro è iniziato con due notizie di segnale opposto. In Irlanda, il referendum sul Patto di Bilancio s’è risolto, come previsto, con una vittoria dei sì (60,3% i voti a favore). In Grecia, invece, i sondaggi verso le politiche bis del 17 giugno, a neppure un mese dalle elezioni inconcludenti di inizio maggio, vedono la sinistra radicale in testa nelle intenzioni di voto: il partito Syriza è contrario al piano di risanamento concordato con l’Ue, anche se non vuole l’uscita della Grecia dall’euro.
Sono molti gli appuntamenti cruciali dei prossimi giorni: il 10 giugno, in Francia, c’è il primo turno delle elezioni legislative, che dovrebbero consegnare al neo-presidente socialista François Hollande l’Assemblée nationale; il 17 giugno, in Grecia, le legislative (e in Francia, il secondo turno); il 22 giugno, a Roma, il quadrangolare Italia, Francia, Germania, Spagna; infine, il 28 e 29 giugno, a Bruxelles, il Consiglio europeo.
Un percorso a ostacoli, inframmezzato dalle consuete attività dell’Unione europea, come le riunioni di routine del Consiglio dei Ministri. Un percorso il cui esito è incerto: l’Ue può uscirne consolidata, avendo confermato la volontà d’integrazione; ma può anche uscirne scheggiata da una defezione della Grecia, con il rischio d’un effetto domino su altre economie della zona euro più grandi, ma non al riparo della crisi, come la Spagna e l’Italia. Il fuoco di sbarramento delle dichiarazioni di principio dei leader dei 27, tutti fermi a sostegno dell’integrità dell’Unione, paiono creare una Maginot di consensi. E delle Maginot la storia ci ha insegnato che è meglio non fidarsi.
Dopo le elezioni in Grecia, l’Unione avrà meno di due settimane, per preparare il ‘Vertice della Crescita’, che, però, potrebbe anche essere quello del ‘fuori uno’: la consultazione fra i quattro Grandi della zona euro, venerdì 22, a Roma, assume, a questo punto, un’importanza cruciale: il ‘fronte della crescita’ preme sulla Germania, che tenta la fuga in avanti verso l’Unione politica per non accelerare sull’integrazione economica.
E, intanto, dagli Stati Uniti, il presidente Barack Obama gioca la carta dell’Europa in chiave elettorale: in chiave di stimolo (“non fate abbastanza per la ripresa”), ma anche di critica (“È colpa vostra se le cose non vanno bene come potrebbero in America”).
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lunedì 4 giugno 2012
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