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venerdì 15 giugno 2012

Ue: crisi, "fortissima convergenza" tra Italia e Francia

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 15/06/2012

La convergenza sull’Europa tra l’Italia di Monti e la Francia di Hollande è fortissima, assicurano i due leader, dopo il loro colloquio ieri a Roma. Ma la convergenza, da sola, non basta, a rimettere in carreggiata l’Unione che sbanda. Per il presidente, la Francia e l’Italia hanno una visione comune della casa europea. Ma il premier avverte che l’euro non è fuori pericolo: “E’ un momento cruciale per l’Europa e per il Mondo. I progressi fatti nella governance dell’Ue e dell’eurozona non sono sufficienti a tenere la moneta al riparo dalle turbolenze”.

Un momento cruciale che, di qui alla fine del mese, si svilupperà in due settimane dense di appuntamenti: ci sono, domenica, le elezioni in Grecia, cruciali per la permanenza di Atene nell’Ue e nell’euro (e c’è anche il secondo turno delle politiche francesi). Subito dopo, il 18 e 19, al G20 di Los Cabos in Messico, l’Europa sarà esposta alle pressioni di Usa e Cina. E poi, il 22, il professor Monti riunirà a Roma il presidente Hollande, la cancelliera Merkel e il capo del governo spagnolo Rajoy. Il Quadrangolare fra i Quattro Grandi della Zona Euro, sarà determinante per l’esito del Vertice della Crescita, com’è già stato ‘battezzato’, con ottimismo preventivo, il Consiglio europeo del 28 e 29 giugno, a chiusura del semestre di presidenza danese del Consiglio dei Ministri dell’Ue.

Hollande è a Roma in una di quelle giornate che tutto pare rotolare nella direzione sbagliata, pur se le borse vanno ciascuna per conto suo (Milano chiude in crescita) e lo spread resta lì a 467, che, se non ci avessimo fatto l’abitudine, sarebbe una quota altissima. Il tono della giornata lo dà la Merkel, che, forse preoccupata di fare da ‘punching ball’ al G20 e al Vertice europeo, dice che la forza della Germania non è infinita e che non bisogna sopravvalutare la capacità di Berlino di farsi carico della salvezza dell’euro: “Non possiamo scegliere soluzioni facili”, ricorda ai partner europei, ma anche al presidente americano Barack Obama, che la tempesta di telefonate in cui una parola torna con insistenza, “growth”, crescita: “Anche il G20, non solo l’Ue, si assuma le sue responsabilità”.

Monti e Hollande evitano rotture a distanza con la Merkel, che è anch’essa –dicono- alla ricerca di soluzioni per l’Europa. Loro due sanno bene che non è colpa della Germania e della Merkel, se la Grecia è sul lastrico, se la Spagna e l’Italia sono esposte ai rischi del contagio. E sanno altrettanto bene che l’Unione europea e l’euro non sarebbero migliori, anzi non ci sarebbero proprio, senza la Germania. Certo, accanto al rigore devono ora trovare spazio la crescita e l’occupazione. Ma la via va tracciata e percorsa con la Germania, ché, senza, non si arriva da nessuna parte, per quanto buona possa essere per Parigi e Roma la compagnia di Spagna, Polonia e altri.

A Hollande, il presidente Napolitano ricorda “la necessità di immediate misure per la crescita e il lavoro”, nella prospettiva “irrinunciabile” della salvaguardia della moneta unica. A Palazzo Chigi si parla d’eurobond, pur sapendo che a Bruxelles a fine giugno le decisioni saranno altre, più modeste: gli europrojects, misure per le banche, maggiore integrazione; e la Merkel metterà i partner alla prova dell’Unione politica.

Nella giornata romana del presidente francese, anche il brivido di una domanda sul tweet della compagna Valerie Trierweiler, che ha chiesto di votare contro l’ex moglie di Hollande, Segolene Royal, in ballottaggio domenica. Hollande sorride e declina: “Non risponderò qui”. A Parigi, magari.

La cancelliera vuole che la Banca centrale europea abbia più forza nel controllo sugli istituti di credito. E proprio la Bce pubblica un bollettino inquietante: la ripresa è a rischio, la crescita è debole, i dati dell’occupazione sono negativi, bisogna stare attenti agli sviluppi della crisi e agire con fermezza.

Sui mercati, borse a parte, i Btp a 3 anni volano al 5,30% d’interesse e BankItalia annuncia che il debito a fine aprile ha raggiunto un nuovo record, 1.948,54 miliardi di euro, che anche a vendere tutto il patrimonio pubblico italiano, stimato a 1.800 miliardi, non lo ripaghi. Le entrate fiscali nei primi quattro mesi 2012 sono salite di un irrisorio 0,2% a 111 miliardi. In Spagna, va pure peggio con i tassi dei bonos a 7 anni che toccano il 7%. L’Fmi, che a inizio settimana aveva attizzato la crisi con dichiarazioni incendiare di Christine Lagarde, la presidente, smentisce richieste di aiuti da Spagna e Cipro e stempera i toni sulla Grecia: “dopo il voto, dialogheremo con il nuovo governo greco”. E la politica? Quella italiana continua a non capire la gravità della situazione: il presidente del Senato Renato Schifani prevede che Monti farà proprie le richieste di Abc alla Merkel. Ma la cancelliera gli risponderà con tutto l’alfabeto. E, il suo, di lettere ne ha di più.

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