Scritto per Trenta giorni in Europ@, pubblicato lo 05/06/2012
Barack Obama ‘strapazza’ l’Unione europea: uno dei pilastri della strategia di primavera della campagna elettorale del presidente americano è il rimprovero insistito ai partner europei di non avere fatto, e soprattutto di non fare, abbastanza per la crescita. Risultato, l’economia statunitense, che è fuori dalla recessione, non trova sbocchi per un’ulteriore accelerazione nella domanda interna del Vecchio Continente. Il ‘dalli all’Europa’ di Obama, portato avanti senza toni di rottura, ma piuttosto con moniti d’incitamento, sembra avere una doppia finalità: primo, convincere gli elettori che l’Amministrazione democratica ha fatto tutto quel che poteva per portare l’America fuori dalla crisi –a frenarla, sono partner e alleati-; e, secondo, mettere una distanza, almeno nella percezione degli elettori, tra Obama e i leader europei per fugare l’impressione che il presidente ne sia un clone (il che non gli gioverebbe di sicuro alle urne).
Eppure, i Vertici del lungo week-end americano da venerdì 18 a lunedì 21 maggio, si sono chiusi senza fratture di facciata: il G8 a Camp David fa propria la ricetta ormai di tutti contro la crisi, crescita e lavoro, anche se la Germania non deroga dalla linea del rigore (l’una non è del resto necessariamente alternativa all’altra); e la Nato a Chicago conferma l’obiettivo di ritiro dall’Afghanistan entro il 2014, anche se la Francia di François Hollande stringe i tempi di richiamo delle proprie truppe. Tutti concordi, infine, nell’auspicare la fine delle violenze in Siria e una fine senza ulteriori traumi del regime del presidente al Assad –una speranza vanificata, pochi giorni dopo, dal massacro di Hula-.
Mediaticamente, i Vertici non fanno il botto e non sono certo quello spot elettorale che il presidente Obama, ospite di turno, auspicava. Anzi, a Chicago, dove l’Alleanza atlantica avalla lo scudo anti-missile in funzione anti-terrorismo e contro quelli che una volta erano ‘Stati canaglia’, le proteste attirano l’attenzione dei media più delle deliberazioni dei leader: ci sono scontri, contusi, arresti Forse anche per questo, a Vertici conclusi, Obama brandisce l’accetta della retorica verso l’Europa. La stampa italiana è quasi concorde nella lettura del G8: il Sole 24 Ore,“Il G8: contro l’emergenza la crescita”; il Corriere della Sera, “Il G8 vuole salvare Atene. Ma sulla crescita e’ diviso”; la Repubblica, “Il G8: ora misure per la crescita”; La Stampa, “La ricetta del G8: L’imperativo è la crescita”; il Messaggero, “Il G8: ora crescita e lavoro, la Grecia resti nell’euro”.
A ennesima conferma della relativa utilità del format di questi Vertici, ivi compreso il G20, che si farà a giugno sotto presidenza di turno messicana, le parole degli Otto Grandi non danno una spinta ai mercati: l’adozione del mantra ‘crescita e lavoro’ non smuove, o meglio non convince, le borse, che aspettano qualcosa di concreto. A sorpresa, la finanza sarà più galvanizzata, almeno per 24 ore, dalle indicazioni scaturite, 72 ore più tardi, da un incontro informale a Bruxelles dei leader europei.
Leggi l'integrale http://ec.europa.eu/italia/newsletters/roma/30_giorni/articles/gramaglia_25_it.htm
martedì 5 giugno 2012
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento