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martedì 12 giugno 2012

Ue: Willmott, il piccoletto col colbacco che Monti licenziò

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 12/06/2012
Chissà come gli sarà tornato alla memoria Peter Willmott, alto funzionario della Commissione europea, britannico, al servizio dell’Unione, ma forse anche di Sua Maestà e di chissà quali altri interessi. Sempre che sia lui il funzionario rimosso nel 1995 dal commissario europeo Mario Monti: “un piccoletto”, lo ricordano al Berlaymont, il palazzo a stella di cristallo dell’Esecutivo comunitario, che andava in giro con il colbacco.
Nella lettera a Eugenio Scalfari, pubblicata ieri da la Repubblica, l’oggi premier Monti racconta, a riprova della severità verso i collaboratori: “Un direttore generale si mise d’accordo con il governo del suo Paese, su una procedura d’infrazione, senza riferirmene preventivamente, come avrebbe dovuto. Quell’alto funzionario, pur appartenente a un grande stato membro, venne rimosso dal servizio”.
La storia che evoca Monti non lasciò, all’epoca, un grande segno mediatico –la Commissione non era certo una casa di vetro-. E pochi, in realtà, ne ricordano con nettezza i contorni. Monti fu responsabile del Mercato Interno dal 1994 al ’99 e poi della concorrenza fino al 2004, quando presidente era Romano Prodi. Le ragioni dell’uscita di scena di Willmott non furono, sul momento, rese pubbliche. Alcuni giornali la spiegarono con contrasti tra il commissario e il funzionario sull’armonizzazione dell’Iva: nell’ottobre 1995, Willmott, direttore generale alla fiscalità della Commissione europea, avrebbe lasciato l’incarico a causa di divergenze non più conciliabili con Monti.
Ma la storia che racconta il commissario divenuto premier è un po’ diversa. Un’altra fonte, pure funzionario della Commissione all’epoca, ricorda che Monti spiegò il licenziamento di Wilmott con il fatto che gli avrebbe detto più volte che tutta una serie di documenti per il mercato interno erano pronti o sarebbero stati pronti, mentre, poi, non sarebbero arrivati tempestivamente. La Commissione accetto la richiesta di Monti.
L’episodio s’inquadra nella vita non sempre facile di Monti a Bruxelles. All’inizio, la stampa britannica lo guardava con sospetto; poi, imparò ad apprezzarne competenza e rigore. E la fine traumatica della Commissione Santer, travolta dalle cattive pratiche di alcuni commissari, fu dolorosa per Monti, anche se lui ed Emma Bonino ne uscirono senza macchia. Neppure alla concorrenza, tutto fu sempre rose e fiori con i funzionari: nell’unità anti-trust, alcuni ‘giovani leoni’ inglesi, si erano dati il piranha come simbolo –una forma di comunicazione aggressiva, ma non propriamente rassicurante per i cittadini-, senza che Monti lo sapesse. Quando lo seppe, il piranha sparì.

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