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venerdì 29 giugno 2012

Vertice della Crescita: vigilia, più ansie che speranze, toni di guerra

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 29/06/2012

Come in un tappone alpino di quelli tosti, la strada parte in discesa: si scende dalla montagna scalata il giorno prima, prima di attaccare i nuovi colli. E, così, il Consiglio europeo di Bruxelles parte lasciandosi alle spalle il Patto per la Crescita, che, fino alla settimana scorsa, appariva il traguardo più importante, e si prepara ad affrontare il rafforzamento dell’integrazione con l’Unione bancaria, la Tobin Tax, soprattutto lo ‘scudo anti-spread’ per mettere Italia e Spagna al riparo dal contagio della crisi di fiducia che viene dalla Grecia.

L’ultima scalata, la più difficile, perché richiede decisioni immediate, mentre dell’Unione bancaria staremo a parlare per anni e di Tobin Tax almeno per mesi, i 27 non l’affronteranno insieme: sarà un drappello, i 17 dell’eurozona, a cercare di raggiungere l’obiettivo. I programmi prevedono che i negoziati si concludano in giornata, ma Monti è pronto ad andare avanti a oltranza, fin quando lunedì non aprano i mercati.

Il Consiglio europeo, il Vertice della Crescita, com’era stato battezzato –adesso, dovremmo parlare di Vertice dello Scudo-, parte tra mille fibrillazioni e molti auspici: l’impegno che tutti accettano è di uscire più uniti da questo 2012, uno degli anni più difficili per l’Europa del dopoguerra. A nome del club dei presidenti, Juncker, Eurogruppo, e Draghi, Bce, presentano un rapporto, firmato pure van Rompuy (Consiglio) e Barroso (Commissione), per il completamento dell’Unione economica –per ora, c’è solo quella monetaria ed è pure parziale- e la nascita degli eurobond. Chissà quando.

C’è chi parla di Vertice storico, chi di Vertice più importante nella storia dell’integrazione. Come, prima, lo sono stati altri: Milano 1985, o Maastricht 1991, o Lisbona 2007, le tappe di passaggio dalle Comunità all’Unione e all’attuale Trattato. Il clima è meno solenne: c’è più ansia che speranza intorno. Ma i toni s’attenuano quando il confronto diventa negoziato: la Germania prima ‘apre’ sullo scudo e si dice pronta a misure a breve termine e a una condivisione del debito, poi si riprende il gioco in mano, mentre montano le pressioni sulla Merkel, ‘mollata’ dalla fedelissima Finlandia.

Il presidente del Parlamento europeo, Schulz, tedesco, ma Spd, chiede ai leader di evitare all’Europa “una nuova guerra”. E Confindustria paragona i danni della crisi a quelli di una guerra. L’Unione ha garantito la pace europea più lunga, lo farà ancora. Speriamo.

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