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sabato 16 ottobre 2010

Afghanistan: talebani sotto scorta Isaf, baratti di pace

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 16/10/2010

Mentre la mattanza dei soldati dell’Isaf continua –una dozzina i militari stranieri caduti in Afghanistan nelle ultime 48 ore, quasi 50 nelle ultime due settimane-, la Nato è pronta a facilitare il dialogo fra il governo del presidente Hamid Karzai e i talebani. Talmente pronta che il generale Usa David Petraeus, comandante dell’Isaf, rivela che le forze internazionali in Afghanistan «hanno facilitato il transito di un importante leader talebano» che doveva recarsi a Kabul per avviare una trattativa.

Siamo un po’ alla commedia dell’assurdo. Pero’ è una tragedia. I capi talebani traversano l’Afghanistan in tutta sicurezza, ‘protetti’ dall’Isaf, mentre i convogli dell’Isaf saltano sulle bombe dei talebani –sabato scorso, ci sono rimasti quattro alpini-. Petraeus non ammette la contraddizione, perchè –spiega- l’atteggiamento delle forze internazionali è consono al sostegno degli Stati Uniti e dell’Alleanza atlantica agli sforzi di riconciliazione condotti dal governo Karzai.

Sarà. Ma tutto assomiglia al proclama badogliano del 25 Luglio: «La guerra continua al fianco dell’alleato tedesco». Mentre si lasciano i soldati morire al fronte per frenare l’avanzata degli anglo-americani sul suolo italiano, si negozia la resa con gli alleati. Sperando che l’8 Settembre dell’Afghanistan sia meno caotico di quello nostrano e casereccio del ’43.

E’ improbabile che il ministro della difesa Ignazio La Russa imposti su questi toni il suo colloquio, oggi a Milano, con il generale Petraeus. La Russa gli dirà certo che l’Italia non fugge dall’Afghanistan e non progetta una propria exit strategy; e che i suoi militari, che saranno quasi 4.000 entro fine anno, si conformeranno alla "strategia di transizione" concordata. Il che vuol dire che la riduzione delle forze inizierà, se tutto va bene –e, per il momento, le cose non vanno bene- nel luglio del 2001e dovrebbe concludersi nel 2014.

Intanto l’Italia è pronta a inviare in Afghanistan 100 nuovi istruttori –un numero che potrebbe anche aumentare- e ad armare i propri aerei, per rendere più efficace la scorta ai convogli, dopo l’aghguato talebano costato la vita ai quattro alpini. Su queste decisioni, la parola finale spetta al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che potrebbe anche decidere di inviare più istuttori (i costi, secondo la Difesa, sarebbero limitati).

Gli afghani, cui la storia delle bombe sugli aerei non va giù, per via dei rischi di vittime civili, che i bombardamenti aerei comportano, se ne aspettano 500. La Russa, imbarazzato dalla disinvoltutra con cui le autorità di Kabul ‘danno i numeri’, spiega che «ce li chiedono perchè sono bravi ».

Tutti discorsi che l’Italia, con il ministro degli esteri Franco Frattini e lo stesso La Russa, ha già fatto giovedì a Bruxelles alla Nato, dove si discuteva del nuovo concetto strategico dell'Alleanza e su come affrontare le sfide del XXI Secolo –temi del Vertice atlantico di metà novembre, in Portogallo-. Parlando di Afghanistan, Frattini e La Russa avevano detto: "Abbiamo degli obiettivi e possiamo presumere quando li raggiungeremo. Ma se non li raggiungiamo, resteremo lì oltre qualsiasi data annunciata".

Insomma, l'inizio del ritiro l'anno prossimo e' scritto sulla neve del terribile inverno afghano. A meno che i negoziati tra Karzai e talebani, sostenuti pure dal Pakistan, che ieri ha ricevuto promesse di aiuti dai suoi 'amici', non trovino un rapido sbocco. Convincerli?, o comprarli?, i leader degli insorti. Karzai, il cui fratello, Mahmoud, cittadino americano, sta per essere incriminato per evasione fiscale negli Stati Uniti, e la sua corrotta compagine forse propendono per la seconda ipotesi. Oppure, possono vendersi loro.

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