Scritto per Il fatto Quotidiano del 30/10/2010
Alla fine, la linea franco-tedesca, tracciata a Deaville da Nicolas Sarkozy e Angela Merkel, prevale: le Istituzioni comunitarie e molti Stati mettono la sordina alle obiezioni e concordano sul via libera a un Fondo ‘salva-Stati’ e a una "modifica limitata" del Trattato di Lisbona. Sarkò esulta. Angela gongola: nonostante indispettisca i partner perché ha sapore di direttorio, l'intesa tra Berlino e Parigi “fa fare passi avanti all’Ue". Storicamente, è vero: l’integrazione europea s’approfondisce solo quando la sintonia tra Francia e Germania è forte.
E l’Italia? Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi non teme la stretta sui debiti pubblici; e, con altri 11 leader, mette la firma in calce a una lettera del premier britannico David Cameron, contrario a una riforma del bilancio dell’Ue. Molti dei temi del Vertice torneranno sul tavolo dei capi di Stato o di governo dei 27 a dicembre.
La strada appena abbozzata per una modifica del Trattato, che è in vigore da appena 11 mesi, è lunga e insidiosa: il precedente esercizio richiese otto anni, molti patemi, referendum bocciati, ratifiche difficili. E se pure si progettano ora solo ritocchi, c’è sempre la possibilità che uno Stato, o anche un’Istituzione, appesantisca il processo con proprie richieste. L'obiettivo è di fare in fretta e di realizzare la riforma del Patto di Stabilità e di crescita, con un giro di vite a requisiti e sanzioni, e il meccanismo anticrisi per sostenere Paesi euro in gravi difficoltà finanziarie (un frutto della crisi della Grecia dell’estate scorsa, che dovrebbe essere operativo dalla metà del 2013).
I traguardi sono ambiziosi e i tempi paiono strettissimi, dovendo rispettare i riti comunitari. I leader intendono discutere a dicembre le modalità di funzionamento del Fondo e si mostrano possibilisti sull’ipotesi di coinvolgimento delle banche, sostenuta da Berlino. Per la riforma del Patto, invece, l’accordo dovrebbe maturare entro l'estate prossima: si tratta di decidere come attuare la stretta sui debiti pubblici (l’Italia sta al 119% del Pil e dovrebbe rientrare sotto il 60%) e quale forza dare al nuovo sistema di sanzioni finanziarie, che molti - a partire dalla Bce e dalla Germania - vogliono più automatiche di quanto finora previsto.
C’è poi il nodo delle sanzioni politiche nei confronti d’un Paese inadempiente (come la sospensione dal diritto di voto nel Consiglio dei Ministri). La Merkel considera che “il tema resta sul tavolo”, ma il presidente dell'Eurogruppo, che riunisce i Paesi dell’euro, Jean-Claude Juncker nota: "Mi pare che la questione sia stata rinviata alle calende greche". Nelle conclusioni del Vertice, il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy s’impegna a vagliare l’ipotesi “in un secondo tempo" (ed essa, comunque, sarà presa in considerazione solo "in caso di minaccia permanente alla stabilità dell'Eurozona nel suo complesso"). Il presidente della Commissione, José Manuel Barroso, è il più netto di tutti: "E' escluso che le modifiche del Trattato di Lisbona possano riguardare la sospensione del diritto di voto".
I 27 hanno definito la posizione europea al G20 di Seul e ai negoziati sul clima. Per Seul, lanciano un appello per evitare che si scateni una guerra delle monete, insistendo “sulla necessità di evitare tutte le forme di protezionismo e le mosse sui tassi di cambio mirate a ottenere vantaggi competitivi nel breve termine".. Sul clima, l’Ue è pronta a tagliare ulteriormente le emissioni di CO2 solo “insieme a tutti gli altri Paesi della comunità internazionale”, a cominciare da Usa e Cina.
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