Scritto per Il Fatto Quotidiano del 09/10/2010
Trentatré minuti, quanti gli anni di Gesù Cristo: tanto è durato il colloquio in Vaticano tra papa Benedetto XVI e il presidente francese Nicolas Sarkozy, nella sala della Biblioteca. Puo’ parere poco, ma è parecchio per il protocollo curiale: si vede che la ramanzina che il pontefice doveva fare al presidente era piuttosto lunga.
La stampa francese, ieri mattina, ironizzava un po’ sulla missione in Vaticano di Sarkozy, venuto a Roma –scriveva Libération- per farsi aiutare dal Buon Pastore "a radunare le pecorelle smarrite”; oppure « per archiviare la faccenda dei rom », ipotizzava Les Echos ; o, semplicemente, «per pregare», come scriveva il Nouvel Obs, senza crederci troppo.
Il presidente francese, braccato dalle notizie in arrivo da Parigi, s’è presentato all’appuntamento con un quarto d’ora di ritardo –cosa del tutto inusuale- e piuttosto teso. Il Papa lo ha salutato in francese, serrandogli entrambe le mani. Il colloquio privato ha seguito uno scambio di battute di circostanza: alla fine, erano entrambi più distesi a cordiali , come se l’uno e l’altro si fossero tolti un peso.
A Benedetto XVI, Sarkozy ha regalato una collezione di volumi dello scrittore e diplomatico cattolico francese Chateaubriand, ricevendo in cambio una maiolica e un quadro. Ma il presidente non s’è accontentato: al momento delle foto di commiato, ha chiesto al papa un rosario per una sua nipotina. Il segretario personale del pontefice, mons. Georg Gaenswein, l’ha subito accontentato.
Poi tutta la comitiva presidenziale è andata a trovare il segretario di Stato, cardinal Tarcisio Bertone. E durante una funzione officiata dal cardinale francese Jean-Louis Tauran, ha chiesto, nella sua meditazione, "coraggio e perseveranza per il popolo francese e per i suoi dirigenti", affinchè operino "per l'accoglienza degli immigrati e dei perseguitati". In questo modo, è stato toccato il tema più caldo, vera ragione dell'incontro tanto voluto dall'Eliseo. Il presidente avrebbe anche recitato una preghiera per la Francia (e per gli immigrati).
La versione ufficiale del contenuto dei colloqui è che s’è parlato di pace in Medio oriente e della situazione dei cristiani nel Mondo, oltre che della dimensione etica e sociale dell’economia (li' certo s'annida la vicenda dei rom). E' emersa «la reciproca volontà di mantenere un dialogo permanente» e di « continuare a collaborare in modo costruttivo nelle questioni di comune interesse». Ma si sa che Benedetto XVI e poi il cardinal Bertone hanno esortato il presidente dei rimpatrii a una politica d'accoglienza e d'integrazione degli immigrati. Anche se Sarkozy ha affermato che la lotta all'immigrazione clandestina è un imperativo morale.
Proprio mentre la Lega dei diritti umani denunciava test sul Dna d'un gruppo di Rom effettuati illegalmente in un campo nomadi della Val d'Oise. E' un indizio in più dell'esistenza d'uno schedario dei rom definito ''un cancro per la democrazia" dalle associazioni che ne difendono i diritti.
Secondo Le Monde, un "elenco etnico", "illegale e clandestino", corredato di "genealogia delle famiglie tzigane", identificate secondo loro "specialità criminali", e' gestito dall’ufficio centrale per la lotta alla criminalità itinerante (Ocldi). Il ministero dell’Interno francese nega pero' d'esserne a conoscenza e ha avviato un’indagine interna.
Oltre che in Vaticano, la storia dello schedario fa rumore a Bruxelles, dove la Commissione europea ha gia' avviato a fine settembre una procedura d'infrazione contro la Francia, che non rispetta la liberta' di circolazione delle persone. L'Ue, pur senza avallare le rivelazioni di stampa, aggiunge l'articolo di Le Monde al suo dossier e attende l'esito dell'inchiesta in corso.
La responsabile della giustizia Viviane Reding osserva che "la Commissione è in contatto stretto con le autorità francesi". Grana dello schedario a parte, Parigi deve gia' rispettare le scadenze poste della Commissione, che entro il 15 ottobre vuole un cambiamento della normativa francese sulla libera circolazione o un calendario d'adeguamento alla direttiva Ue. Se no, "andra' avanti la procedura". Va a finire che, oltre che in Vaticano, Sarkozy dovra' andare a pregare a Bruxelles.
sabato 9 ottobre 2010
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