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martedì 24 maggio 2011

Obama in Europa: mini-missione senza posta in palio

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 24/05/2011

E’ lunedì e, quindi, questa deve essere l’Irlanda: la vecchia battuta sui viaggi europei ‘mordi e fuggi’ dei turisti giapponesi Anni Ottanta pare adattarsi bene alla missione europea del presidente Barack Obama: sei giorni, quattro Paesi, un Vertice del G8 che lo costringerà a fermarsi due giorni a Deauville, in Francia, e l’impressione di un programma concepito per dovere d’ufficio, piuttosto che per interesse o necessità. E le prime due tappe, l’Irlanda e la Gran Bretagna, sembrano proprio cartoline turistiche.

Di Italia, poi, ce n’è proprio poca, in questo viaggio del presidente statunitense. In fondo, è giusto così: in Italia, c’è venuto nel 2009, per il vertice del G9 dell’Aquila e per incontrare il papa. Per quello che se n’è poi saputo, l’esperienza per il momento gli è bastata. Questa volta, gli capiterà d’imbattersi a Deauville nel presidente del Consiglio Berlusconi e, a Varsavia, nel presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che venerdi 27 e sabato 28 maggio parteciperà all’incontro annuale dei capi di Stato dei Paesi dell'Europa centrale. Al pranzo di lavoro conclusivo, sarà presente come ospite speciale il presidente Obama: Barack, con Giorgio, ha un feeling speciale, superiore a quello con Silvio, come dimostrò invitandolo a prendere il te alla Casa Bianca quando voleva capire qualcosa di quanto stava accadendo in Italia.

Tutta la missione ha un’impronta un po’ consolatoria: lenire le gelosie dell’Europa che, dal giorno dell’insediamento del primo presidente nero d’America, se ne sente un po’ trascurata e non avverte la sua passione ricambiata. Ma la scelta delle tappe non sempre lascia emergere un forte interesse politico. Se c’è un Paese che pochi problemi pone agli Stati Uniti, questo è l’Irlanda: proprio lì, Obama, è sbarcato ieri, sostanzialmente per andare a visitare il villaggio di Moneygall, 350 abitanti in una campagna da queste parti verde per antonomasia, da dove partì per l’America il suo bis-bis-bis-nonno Falmouth Kearney. Un’ora di sosta, l’incontro con un cugino di ennesimo grado scovato per l’occasione, Henry Healy, ragioniere, 26 anni, una guinness al pub, il vento che nonostante la lacca scompiglia di capelli di Michelle; e poi incontri politici d’obblifo e un discorso all’aria aperta sui temi dell’immigrazione.

Una notte a Dublino e poi via a Londra, per tre giorni a Buckingham Palace. Vi alloggiò anche il suo predecessore George W. Bush: una visita blindata, durante la quale non uscì praticamente mai dalla residenza della regina perché le vie di Londra erano piene di contestatori dell’invasione dell’Iraq e delle scelte ‘neo-cons’ dell’Amministrazione repubblicana. Obama, il problema non ce l’ha: in Europa, il presidente resta più popolare che in America, un dato costante da quando è comparso sulla scena internazionale.

Ma Dublino e Londra sono tappe a rischio nel segno della sicurezza e del rischio di colpi di coda del terrorismo internazionale, dopo l’uccisione, il 1.o Maggio, di Osama bin Laden, capo e fondatore della rete al Qaida. In Irlanda, poi, dove è appena stata la regina d’Inghilterra Elisabetta II, sono sempre attivi i dissidenti repubblicani nord-irlandesi, autori di minacce d’attentati rimaste senza seguito.

Da Londra, Obama si sposterà in Francia, a Deauville, al vertice del G8, sulla carta l’impegno politicamente più impegnativo della missione, e infine in Polonia, per galvanizzare il rapporto con l’alleato più solido dell’ex blocco comunista.

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