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sabato 14 maggio 2011

Osama ucciso: Pakistan, la vendetta dei talebani sui cadetti

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 14/05/2011, non pubblicato

La vendetta dei talebani del Pakistan s'abbatte all'alba su un nugolo di cadetti della polizia di frontiera in partenza per la licenza: due kamikaze in moto si fanno saltare in aria l'uno dopo l'altro, uccidono quasi 90 persone e ne feriscono 150. Accade a Shabqadar, una località nel nord-ovest del Pakistan. I talebani rivendicano subito l’azione, “un primo attacco” –dicono- per riscattare l'uccisione di Osama bin Laden.

L’obiettivo e il luogo dell’azione potrebbero però tradire le difficoltà della rete terroristica al Qaida, cui i talebani del Pakistan sono strettamente collegati: riescono a colpire nella propria aerea d’influenza più tradizionale, tra il sud-est dell’Afghanistan e il nord-ovest del Pakistan, ma hanno difficoltà ad agire altrove, anche se il livello d’allarme non consente di abbassare la guardia.

Quello di Shabqadar è l’attentato più cruento dal novembre scorso: i guerriglieri integralisti, protagonisti da anni di una campagna d’attacchi letali in Pakistan, avevano minacciato rappresaglie contro Islamabad e le forze di sicurezza, accusandole di complicità con il blitz americano del 1o maggio ad Abbottabad, fatale a Osama. L’accusa cozza con le diffidenze degli Usa verso i servizi d’intelligenze pachistani, che avrebbero invece protetto il capo di al Qaida.

Shabqadar è una città alle porte della zona tribale lungo il confine tra Afghanistan e Pakistan, bastione dei talebani e santuario di al Qaida. In quest’area, negli ultimi giorni, i droni americani hanno colpito a più riprese gli insorti islamici: ieri, uno degli aerei senza pilota della Cia ha ucciso tre talebani nel Waziristan del Nord del Paese.

L’attentato è avvenuto di buon’ora. Un kamikaze in moto s’è fatto esplodere mentre i cadetti, tutti già in abiti civili, stavano salendo a bordo degli autobus e dei camion che dovevano portarli a casa per una licenza di dieci giorni. L’obiettivo dell’attacco era un centro d’addestramento della polizia di frontiera, un’unità paramilitare. In un secondo tempo, quando poliziotti e soccorritori erano intenti a prestare aiuto ai feriti, un secondo kamikaze in moto ha provocato un’altra strage.

Il portavoce dei talebani in Pakistan Ehsanullah Ehsan ha dichiarato: “Attendetevi altri attacchi più massicci ancora in Pakistane in Afghanistan”. Il moviòento dei talebani in Pakistan è responsabile di oltre 450 attentati, per la maggior parte azioni suicide, che hanno fatto circa 4500 vittime in tutto il Pakistan in circa quattro anni. Nell’estate del 2007, il movimento, seguendo istruzioni in tal senso di Osama, aveva dichiarato la jihad, cioè la guerra santa, contro il regime pachistano, per l’appoggio a Washington nella guerra contro il terrorismo.

E mentre la guerra resta cruenta, le relazioni tra Stati Uniti e Pakistan non accennano a migliorare. Giovedì, Islamabad aveva avvertito Washington che potrebbe rivedere la collaborazione alla lotta anti-terrorismo. E, ieri, il numero due dell’esercito pachistano, il generale Khalid Shamim Wynne, ha annullato una visita prevista negli Stati Uniti “a causa del clima creatosi”. Intanto, dai documenti che sono stati sequestrati nel covo di Osama, escono bozze di progetti di attentati allo studio.

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