Scritto per Il Fatto Quotidiano del 23/11/2011
AAA, cercasi un Monti fiammingo o un Papademos francofono per Paese piccolo ma diviso, tutto preso dalle sue beghe e a rischio di finire ingoiato dalla crisi del debito: un tecnico, un altro, nell’Europa della democrazia che non riesce più ad avere risposte dalla politica? E’ una delle vie d’uscita possibili, ancora solo teorica, all’ennesimo ‘psicodramma’ politico-economico-linguistico del Belgio, uno dei Paesi fondatori dell’Ue, cresciuto dentro quel laboratorio dell’integrazione costituito dal Benelux.
Un intoppo nei negoziati induce alle dimissioni il premier designato, Elio Di Rupo, socialista, francofono, d'origine italiana. Il re Alberto II ha subito avviato consultazioni d’urgenza: ieri, ha ricevuto i responsabili dei sei partiti che trattano il programma di un esecutivo, a quasi 530 giorni ormai dalle elezioni politiche del giugno 2010. Il re ha convocato i leader politici in un castello di campagna nelle Ardenne, dove trascorre la convalescenza dopo un'operazione al naso.
Uno può pensare: giorno più giorno meno, che differenza fa? Il Belgio se l’è cavata benissimo per un anno e mezzo con un governo in carica per gli affari correnti, può andare avanti così un altro po’ che non se n’accorge nessuno. E invece no, perché sta per scattare la tagliola: a fine anno, il premier in carica Yves Leterme, cattolico, fiammingo, se ne andrà a Parigi a fare il vice-segretario generale dell’Ocse. E, allora, bisogna darsi una mossa; o tornare a votare.
Di Rupo, leader del partito che ha ottenuto più suffragi, ha presentato lunedì le sue dimissioni, dopo avere constatato che le trattative s'erano bloccate sui problemi di bilancio, che in Belgio, in genere, non sono i più spinosi, perché, nelle priorità dei partiti, vengono dopo le relazioni fra i francofoni (a sud: un terzo della popolazione, socialisti) e i fiamminghi (a nord: due terzi della popolazione, cattolici).
Il re tiene le dimissioni di Di Rupo 'congelate': invita i partiti a "prendersi il tempo di riflettere" (ma i 18 mesi trascorsi a che cosa sono serviti?), per "misurare le conseguenze d'un fallimento" e, quindi, "cercare attivamente una soluzione". Non e' la prima volta che il re, l’ultimo e forse unico simbolo riconosciuto dell’unità nazionale, insieme alla nazionale di calcio (da tempo deludente), interviene con energia: a luglio, nel giorno della Festa nazionale, sbloccò uno stallo che pareva senza via d’uscita.
La soluzione più gettonata e' quella di una ripresa delle trattative, sempre sotto la regia di Di Rupo, che si sarebbe fatto prendere da un momento di irritazione e di frustrazione. C'e' chi l'invita a non gettare la spugna, ma c'e' pure chi denuncia la teatralizzazione della crisi per sparigliare i negoziati, lanciati in luglio con l’esclusione del maggiore partito fiammingo, l’N-Va indipendentista, e dei Verdi.
In effetti, Di Rupo s’è fatto la sua sceneggiata, più da italiano che da belga, quando le posizioni parevano vicine: resta da decidere come risparmiare una ventina di miliardi in tutto di qui al 2015. Che sia bluff o rottura si vedrà. Ma i mercati sono subito divenuti turbolenti; e i tassi d’interesse sui titoli di Stato a dieci anni si sono impennati, superando la soglia del 5%.
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