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venerdì 18 novembre 2011

Governo Monti: c'è chi dice no, studenti e mercati

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 18/11/2011

Monti non placa né il nervosismo dei mercati né la protesta dei giovani: era illusorio attenderselo d’un giorno all’altro. Il professore presenta al Senato il programma del suo governo, mentre cortei di studenti e precari percorrono una sessantina di città italiane; e le borse europee chiudono in calo. Lo spread italiano va un po’ giù, ma resta su quota 500, mentre tocca nuovi record in Francia e sale in Spagna.

Ovunque nel Mondo, studenti e precari volevano ieri affermare il diritto allo studio e la loro volontà di non fare le spese della crisi. In Italia, le manifestazioni vivono momenti di tensione, a Roma e Palermo, a Milano e Cagliari, a Torino e Napoli, a Bolzano e Bari, a Firenze e Cagliari, un po’ ovunque. Ci sono fermi e denunce, contusi e feriti fra poliziotti e manifestanti: a Milano, un cronista de Il Fatto, Franz Baraggino, viene colpito da un fumogeno sotto l’occhio, perde molto sangue, ma fortunatamente non è grave-.

Nulla di paragonabile alle violenze avvenute a Roma il 15 ottobre, ma la conferma che l’ansia resta alta fra i giovani. Il discorso del premier al Senato non è fatto per placarla: Monti punta su rigore di bilancio, ma anche su crescita ed equità. “L’Europa siamo noi”, dice: prevede “sacrifici” condivisi per la crescita e sforzi per il lavoro di donne e giovani, interventi su pensioni e Ici, tagli ai costi della politica.

Segnali magari positivi a medio termine. Ma la parola che resta dentro è inevitabilmente “sacrifici”. Anche se di fronte al disagio giovanile il cambio di tono è netto: Elsa Fornero, ministro del welfare, dice “Li ascolteremo, prenderemo in considerazione le ragioni della protesta” (e non ‘li picchieremo più forte la prossima volta’, che era l’idea dei La Russa e Maroni che furono). Francesco Profumo, ministro dell’istruzione, apre al dialogo (ma niente violenze, ammonisce).

Nelle piazze italiane, la protesta di studenti e precari ha intensità e obiettivi diversi. A Milano, dove il corteo si dirige verso la sede della Bocconi, l’università simbolo della svolta Monti, la polizia carica i giovani, che tentano poi un blitz contro la sede dell’Abi. A Palermo, i manifestanti lanciano uova contro le sedi di alcune banche e cercano di occuparne una, sparando candelotti fumogeni.

A Roma, studenti e Cobas sfilano insieme, da piazza della Repubblica a Sant’Andrea della Valle, vicino al Senato, “contro il governo delle iper-liberalizzazioni”: hanno striscioni che dicono “No alla distruzione della scuola pubblica”. Il traffico va in tilt, i giovani provano a raggiungere la sede della Sapienza: bloccati. A Torino, i crisantemi avanzati dal 2 novembre finiscono davanti alla sede dell’Unione Industriali. Ovunque, caos nelle strade e banche assediate –o addirittura ‘incatenate’, come BankItalia a Firenze-.

Altrove, il movimento degli indignati, in America, ma anche in Europa, specie a Londra, è sotto attacco: in Usa, le autorità impongono ai manifestanti di sgomberare i loro campi. Fa eccezione Boston, dove un giudice concede loro, sia pure provvisoriamente, fino al 1.o dicembre, di tenere tende e sacchi a pelo nel quartier generale di Dewey Square, in nome della “libertà di espressione” che la Costituzione americana riconosce a tutti i cittadini. A San Francisco, la protesta di studenti della University of California davanti alla filiale della Bank of America finisce con l’arresto di un centinaio di giovani, nonostante non vi siano violenze.

Piazze in subbuglio, mercati in affanno: lo spread apre sui 530 punti, scende a 510 dopo il discorso di Monti, finisce intorno a 500, ma in Francia è record a quota 2000 e crescono i timori di contagio in Spagna, dove domenica si vota –è sarà l’ultima tessera del domino dei governi dei Piigs a cadere. L’euro si indebolisce sul dollaro, nonostante l’agenzia di rating Fitch gli inietti un po’ d’ottimismo: il governo Monti può essere la sorpresa positiva, potrebbe rompere la dinamica negativa dei mercati e fare calare lo spread.

Anche leader europei ed eurocrati danno credito a Monti e vedono in lui e nel suo governo "il segno della determinazione dell’Italia a superare la crisi attuale”. Barroso e Van Rompuy, che dichiara “piena fiducia” che “l’Italia saprà risolvere i suoi problemi”, aspettano il premier a Bruxelles. Non c’è ancora una data precisa, ma, nelle prossime settimane, fra Vertici europei, riunioni dei ministri dell’Ecofin e dell’eurozona e incontri bilaterali il presidente del Consiglio e ministro dell’economia dovrà essere spesso a Bruxelles.

Buone parole pure nella lettera a Monti di Angela Merkel: “L’Italia è un Paese forte con buone basi economiche. L’Europa è pronta a sostenerla, se realizzerà subito le riforme cruciali necessarie”.

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