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martedì 15 novembre 2011

Norvegia: Breivik il templare tenta lo show in aula, tacitato

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 15/11/2011

I suoi modelli, ma non c’era da dubitarne, sono i gerarchi nazisti a Norimberga o i criminali di guerra alla sbarra della Corte dell’Aia: alla prima udienza pubblica, affollata da almeno 500 persone, giornalisti, ma anche familiari delle vittime, Anders Behring Breivik, l’autore reo confesso delle stragi di Oslo del 22 luglio, 77 vittime, s’è presentato in aula in abito scuro, camicia bianca e cravatta blu, barba curata e colpi di sole fra i capelli, e ha tentato di leggere una sua dichiarazione. Il giudice Torkjel Nesheim lo ha bloccato: il tribunale non doveva diventare una tribuna da cui l’estremista di destra potesse diffondere le proprie idee. Al termine dell’udienza, durata 45 minuti, la custodia cautelate dell’assassino è stata prorogata per altre 12 settimane. Per la Corte, non c’è al momento motivo di ritenere che Breivik, 32 anni, sia malato di mente, né che sia stato aiutato da complici nelle sue imprese omicide.

S’era pensato a un’udienza in video-conferenza con il carcere di massima sicurezza di Ila, vicino a Oslo, dove Breivik è rinchiuso, ma poi il killer è stato portato in aula ammanettato ai polsi e alle caviglie, tra misure di sicurezza rinforzate. L’estremista, versione nordica dei supremazisti bianchi dell’America razzista, è parso, ai presenti, “freddo”, “distaccato”, “patetico” o addirittura “professionale” – come se esistesse la professione di fondamentalista, o di assassino-. Le visite e la posta di Breivik resteranno soggette a controlli per altre otto settimane, l’accesso ai media gli sarà ancora vietato per le prossime quattro. Sebbene non sia più soggetto da circa un mese all’isolamento totale, l’omicida vive di fatto segregato perché è l’unico detenuto in regime
di massima sicurezza.

In aula, Breivik ha affermato di non riconoscere l’autorità del tribunale in quanto espressione di quella società multiculturale cui lui si oppone. Il giudice lo ha interrotto ogni volta che tentava di autodefinirsi "comandante militare del movimento di resistenza anticomunista norvegese e capo dei cavalieri templari", proprio il titolo usato nel memoriale-manifesto di 1.500 pagine reso noto dopo le stragi di luglio. “Volevo mantenere l’attenzione sulle questioni al centro dell’udienza –ha poi spiegato Nesheim ai giornalisti-: si doveva semplicemente decidere la sua permanenza in carcere fino al processo vero e proprio”, il cui inizio è previsto per il 12 aprile. In vista del processo, l’edificio del tribunale distrettuale di Oslo sarà ristrutturato, perché l’aula possa accogliere tutto il pubblico atteso.

Breivik compì le sue stragi nel centro di Oslo con un’autobomba -8 vittime- e poi sull’isola di Utoya, a un rally di giovami laburisti -69 vittime-. Uno dei superstiti dell’isola, Hermann Holmoy Heggertveit, 18 anni, ha detto al quotidiano 'Dagbladet: "Dopo il 22 luglio, pensavo a lui come a un demonio, un uomo forte … Ma dopo averlo visto ora, mi sono reso conto di quanto sia piccolo e patetico".

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