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giovedì 3 novembre 2011

Francia: germi d'integralismo nel Paese più laico d'Europa

Scritto per Il Fatto Quotidiano dello 03/11/2011

Nella Francia campione di laicità dell’Europa cristiana e luogo d’accoglienza dell’immigrazione maghrebina, il germe dell’integralismo contagia gli strati più tradizionali della società cattolica come i giovani musulmani spesso francesi di seconda generazione. Due episodi in pochi giorni suscitano allarme. L’ultimo è l’incendio che, l’altra notte, ha completamente distrutto la sede del settimanale satirico Charlie Hebdo, in edicola ieri con uno speciale sulle elezioni in Tunisia (il giornale è diventato Sharia Hebdo, con il profeta Maometto ‘direttore ad interim’, per celebrare ironicamente la vittoria del partito islamico moderato Ennhadha).

Sabato scorso, un migliaio di fondamentalisti cristiani avevano protestato contro l’asserita ‘cristianofobia’ d’uno spettacolo dell’italiano Romeo Castellucci, ‘Sul concetto di volto nel figlio di dio’, allestito in un teatro di Parigi. Alain Escada, segretario generale dell’Istituto Civitas, vicino al movimento Fraternité Saint-Pie X, fondato da monsignor Lefebvre, vescovo conservatore scomunicato da Giovanni Paolo II e ora ‘rivisitato’ dal suo successore, spiegava che la manifestazione denunciava “la cristianofobia in senso ampio”: dietro uno striscione con la scritta ‘La Francia è cristiana e deve restarlo’, i fondamentalisti scandivano lo slogan ‘cristianofobia, ora basta’.

Episodi che sono punte di iceberg dalle dimensioni ben maggiori?, oppure fatti isolati di frange marginali e poco significative? I ragazzi francesi imparano sui banchi di scuola i valori della laicità e della razionalità. Però, alcune rigidità nella difesa di tali valori, come la messa al bando assoluta dei simboli religiosi in aula e nei luoghi pubblici o la ‘guerra del velo’, possono suscitare reazioni di segno diverso, specie fra i musulmani, esposti all’influsso dell’integralismo nelle società d’origine –in Egitto, in Tunisia, in Libia, il rovesciamento dei satrapi è stato anche frutto dell’influenza dei movimenti religiosi, che, infatti, ne incassano il dividendo quando si vota-.

Invece, i cattolici francesi, che hanno sempre avuto una vena massimalista, patiscono, forse, la mancanza di una voce che li rappresenti in politica: non c’è un partito cattolico e, l’anno prossimo, come nel 2007 e molte altre volte prima, non ci sarà un cattolico in lizza per le presidenziali, perché tale non è il centrista François Bayrou –per trovarne uno, bisogna andare al Jean Lecanuet degli Anni Ottanta-.

1 commento:

  1. Riflessione interessante, ma che si chiude con un errore clamoroso.
    A discapito di quanto affermato, infatti, occorre evidenziare che François Bayrou è un fervente cattolico. E non è un caso che Bayrou sia stato leader del gruppo Schuman (i democristiani del Partito Popolare Europeo che non hanno condiviso l'evoluzione del PPE in conglomerato conservatore) e anche, negli anni scorsi, vicepresidente dell'Internazionale Democratica Cristiana.
    Certo, non un cattolico integralista né tantomeno lefebvriano, ma sempre un figlio di Santa Romana Chiesa.

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