Scritto per Il Fatto Quotidiano del 30/11/2011
Ha giurato in ritardo, un giorno dopo i colleghi. Ma poi s’è subito messo in moto, mentre quasi tutti gli altri restavano al palo della crisi e delle misure da prendere per contenere il debito e rilanciare la crescita. Lui, Giulio Terzi di Sant’Agata, ambasciatore di professione, ministro –un po’ a sorpresa- per chiamata, ha già collezionato telefonate, incontri e missioni: un attivismo apparentemente scollegato dall'azione del governo sui dossier più critici e in parte imposto da impegni già assunti, ma che può consentire all'Italia di essere presente su fronti diversi da quello dell’emergenza economica.
Insomma, non tutto è bot e spread: se l’Italia vuole recuperare credibilità sulla scena internazionale, deve pure occuparsi di Medio Oriente e di Primavera araba, di Libia e Siria e Iran. E deve farlo coltivando contatti e amicizie giuste, tenendosi lontana dagli oligarchi sopravvissuti all’ex Unione sovietica, i Putin e, peggio ancora, i Lukashenko e i Nazarbayev, l’ultima cerchia d’amici concessi a Mr B e al suo giro.
Terzi, che oggi presenta le sue linee d’azione alle commissioni esteri congiunte di Camera e Senato, ha ereditato, all’esordio, un percorso fortunato: la missione in Kuwait per un foro del G8 e quella a Istanbul, per un incontro italo-turco, erano nel solco delle priorità del nuovo governo.
Alla Farnesina, si è realisti: l’azione di politica estera deve tenere conto della prospettiva temporale di questo esecutivo, che è al massimo di un anno e mezzo. In questo periodo, l’Europa sarà sempre in primo piano: si tratta, in particolare, di ristabilire i rapporti con la Francia, desiderosa di avere nell’Italia un interlocutore valido, che contribuisca a riequilibrare il rapporto con la Germania.
Qui, qualche risultato è già venuto, con il Vertice triangolare di Strasburgo e il desiderio condiviso da Sarkozy e Merkel di associare l’Italia a una politica europea comune forte ed energica. Di questo, però, si occupa soprattutto il premier Monti, anche se Terzi ha avuto contatti diretti o telefonici con tutti i maggiori colleghi europei.
Punto secondo, Terzi deve riagganciare l’Italia agli Stati Uniti –era ambasciatore a Washington, ha i contatti e le percezioni giuste-, a partire dagli sviluppi –punto terzo- in Medio Oriente e in Afghanistan. Il ministro, di cui è nota l’attenzione alle posizioni israeliane, ha fatto una delle prime telefonate al collega Lieberman, cui ha assicurato la “piena continuità” della linea italiana. Naturalmente, ci potranno essere dei distinguo tra Roma e Washington, ad esempio sull’Iran.
Ue, Usa, MO e Mediterraneo: ecco le priorità dell’Italia. Resta da puntare su alcuni singoli Paesi. La Turchia, con cui i rapporti sono ottimi, è il primo della lista, anche in funzione degli sviluppi in Siria. E’ stato un caso, ma è caduto bene, che il ministro Terzi, nel fine settimana, abbia seguito a Istanbul con il collega Davutoglu un foro italo-turco da tempo fissato.
Infine, si potrà cercare di rafforzare le relazioni con un grande Paese latino-americano: il Brasile, se il caso Battisti non continuerà a costituire un ostacolo, oppure l’Argentina o il Messico. Impossibile, infine, riparare in fretta al vuoto di presenza in Asia, ma un rilancio dei rapporti con la Cina e un rafforzamento di quelli con l’India o con singoli Paesi potrà essere tentato.
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