\Scritto per Il Fatto Quotidiano del 15/07/2012
Conta quel che conta. Anzi, conta poco, perché questo non è certo uno spaccato dell’America che eleggerà il proprio presidente il 6 novembre. Ma, al ‘borsino’ di Sun Valley, Montagne Rocciose, Idaho, Mario Monti sale e Barack Obama scende. Il premier professore incassa elogi ed applausi, con la sua performance davanti al gotha dei media e ai guru della ‘internet society’: “Mario resta, non lasciare l’anno prossimo”, gli chiedono gli investitori americani. Howard Stringer, presidente del CdA della Sony, interpreta un pensiero diffuso: “Se lui restasse, sarebbe un’iniezione di fiducia per l’Italia”.
Il presidente Obama, invece, ha ancora sostenitori alla conferenza Allen & Co, ma i consensi sono in calo rispetto a quattro anni or sono: “Nel 2008, l'85% della gente qui votava Obama. Ora, sarei sorpreso se avesse il 50%", dice Wilbur L. Ross Jr, un ricco finanziere. A non tradire Obama è Hollywood e la cultura: "Non importa che cosa ne pensa la gente qui: sarà rieletto al 100%", afferma Jeffrey Katzenberg, amministratore delegato di DreamWorks Animation.
Monti, lui, si gode il buon impatto della sua intervista e rispetta le regole del gioco, che impongono ai partecipanti di non parlare dei lavori: l’obiettivo è di garantire la massima franchezza negli scambi d’opinione, senza l’incubo di ‘fughe’ o di ‘fuori onda’. “Qui non si parla”, risponde il premier ai giornalisti, che provano a strappargli una battuta sulla ridiscesa in campo di Silvio Berlusconi, sul declassamento dell’Italia da parte di Moody’s, o sulla percezione dell’Italia qui alla 30.a edizione di questa conferenza.
Il premier non parla, come tutti, o quasi, rispettando la regola del silenzio con i giornalisti. Che, infatti, sono relativamente pochi, italiani a parte. Ma il Professore è soddisfatto: se la sortita nell’Idaho voleva contribuire a migliorare la fiducia nell’Italia degli investitori, ma missione pare riuscita. Se si dividono tra Obama e Mitt Romney, il candidato repubblicano, che molti magnati, tanto per cominciare Rupert Murdoch, sentono più vicino a loro, finanzieri e guru dell’ ‘hi tech’ americani sono, invece, praticamente unanimi nell’applauso a Monti. Fra i complimenti, quelli, pesanti, di Warren Buffett: “Bravo, eccellente”.
E non è solo la percezione del tavolo italiano della conferenza, organizzato dal presidente della Fiat John Elkann con bandierine tricolori –tra gli invitati, l’industriale Gianfranco Zoppas e il finanziere Mike Volpe-: l’intervista al premier dell’anchorman della Cbs Charlie Rose fa guadagnare alla credibilità italiana più punti di quanti non gliene sia costati il declassamento di Moodys. Di cui si parla e, soprattutto, si drammatizza molto di più in Italia: anche ieri, l’intreccio delle dichiarazioni ha seguito più i crinali della politica che dell’analisi corretta e informata. Da una parte, Brunetta (Pdl) attribuisce il downgrade allo scudo anti-spread; dall’altra, Boccia (Pd) invita il governo ad attivare lo scudo in funzione anti – downgrade; detto per inciso, lo scudo non è ancora operativo.
Ieri, la giornata finale ha visto una chiacchierata tra l’ex capo della Cia George Tenet e l’attuale capo dell’Agenzia d’intelligence, il generale David Petraeus, e un’intervista a Buffet, miliardario ‘pro Obama’, da parte di Oprah Winfrey, la ‘signora’ per eccellenza dei salotti televisivi americani. Dopo lo squarcio di venerdì su Europa, euro e Italia –c’erano più europeisti qui che ai Vertici dell’Unione, è stata l’impressione-, la politica Usa prende il sopravvento: George Stephanopoulos, che fu portavoce di Bill Clinton, modera un dibattito tra i sindaci di Chicago Rahm Emanuel e di New York Michael Bloomberg, e il governatore del New Jersey Chris Christie, uno dei candidati a fare ticket con Romney per la vice-presidenza.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento