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giovedì 17 febbraio 2011

Baby boomers troppi e troppo tosti, nubi su vecchiaia

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 17/02/2011

E’ dura, per i ‘baby boomers’, i nati nel dopoguerra, i figli della ‘great generation’ che sconfisse nazismo e fascismo nella Seconda Guerra Mondiale: dopo avere tirato la carretta per almeno quarant’anni –fanno eccezione gli italici ‘baby pensionati’-, adesso che s’apprestano ad andare in pensione o che ci sono appena andati, scoprono che dovranno badare a se stessi per il resto dei loro giorni, perchè i figli che lavorano e i nipoti che sono, se va bene, precari, sono pochi e non possono certo farsi carico del fardello dei loro vecchi che, per di più, rischiano di resistere fino ai cent’anni, visto l’allungarsi della vita media. Essi’, perchè i ‘baby-boomers’ sono proprio tanti: sono la generazione più numerosa mai messa al mondo dalla Vecchia Europa e dall’America, frutto delll’energia e dell’ottimismo dei sopravvissuti alla guerra e della necessità di colmare i vuoti del conflitto.

Ma sarà vero? Cosi’, almeno, la pensa Lord Warner, consigliere del governo di Sua Maestà del premier conservatore David Cameron, incaricato –aihnoi, anzi aihloro, i britannici- di stendere una bozza di riforma dell’assistenza sanitaria agli anziani: sostiene Lord Warner, se quanto scrive il Telegraph è giusto, che «sarebbe ingiusto aspettarsi che chi lavora paghi il conto della salute dei genitori che invecchiano» e che, per questo, rischiano di avere bisogno di cure. E siccome i ‘baby-boomers’ «se la sono cavata abbastanza bene» in vita loro e, magari, con il lavoro, hanno pure messo da parte qualcosa, comprato una casa, ora devono essere preparati a spendere quello che hanno accantonato per permettersi medicine e dottori. E magari a vendersi la casa per pagarsi un posto all’ospizio, quando non potranno più badare a se stessi, nè i loro figli potranno accurdirli, perchè ne hanno fatti pochi e quei pochi saranno impegnati a lavorare fin ben oltre i 65 anni per guadagnarsi da vivere.

Ora, a prima vista, le idee di Lord Warner non dovrebbero andare molto lontano, perchè penalizzano sia i quasi vecchi che i loro figli, che si vedranno privati della casa di famiglia su cui, magari, avevano fatto qualche pensiero. Ma il problema di una riforma del sistema pensionistico si pone in tutti i Paesi europei come negli Stati Uniti e ovunque c’è una generazione molto numerosa che va in pensione e che ha la speranza, o l’incubo, se Lord Warner la spunta, di vivere più a lungo, anche molto più a lungo, dei suoi padri, con milioni di potenziali centenari più o meno arzilli.

Il problema se lo pongono i singoli Stati, spesso ricorrendo ad aumenti anche drastici dell’età della pensione, cosi’ s’allunga il periodo di versamento dei contributi e s’accorcia quello di fruizione : lo hanno già fatto Gran Bretagna e Francia, Germania e Italia, in modo parziale e insufficiente, soprattutto Svezia e Danimarca, dove chi entra oggi sul mercato del lavoro rischia di restarci fin oltre i 70 anni.

Per fortuna, in Europa la posizione di Lord Warner non appare maggioritaria. Proprio ieri il Parlamento europeo, in sessione plenaria, a larghissima maggioranza, ha chiesto agli Stati dell’Ue di fare in modo che il sistema previdenziale garantisca a lungo termine un reddito adeguato al numero crescente di pensionati e di affrontare i temi della trasferibilità delle pensioni e delle ineguaglianze che pesano, in particolare, sulle donne. Popolari e socialisti concordi, l’Assemblea ha cosi’ dato l’avallo a un libro verde della Commissione europea dal titolo incoraggiante, ‘Verso un sistema di pensioni adeguate, durature e sicure in Europa’. Mandiamone una copia a Lord Warner (tra parentesi, i conservatori britannici hanno votato contro), in attesa che i capi di Stato e di governo dei 27 e i loro ministri dell’economia decidano come tradurlo in pratica.

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