Scritto per Il Fatto Quotidiano del 25/02/2011
Nei giorni della tragedia libica, la stampa internazionale fa i conti in tasca all’Italia: da una parte, il peso impressionante di quella che il FT, in un commento, chiamava ieri «la connection italiana» d’affari e finanza; dall’altra, la leggerezza insostenibile dell’influenza politica di Mr B sull’ ‘amico’ Gheddafi, pronto a rovesciargli addosso l’accusa di fomentare con armi la rivolta e la minaccia di scaricargli sulle coste l’esodo biblico di disperati migranti (ma questo è un altro articolo in questa pagina). Una mappa piuttosto impressionante dei miliardi investiti dal colonnello dittatore la traccia il Guardian: banche a Dubai, lussuose proprietà a Londra e acque e spa italiane ad Antrodoco e e Fiuggi, senza contare le presenze che contano in UniCredit e Fiat, Fininvest e Juventus. In un editoriale dal titolo ‘Il debole mostro’, ancora FT denunciava «la deferenza» di alcuni leader europei, e del Cavaliere in primo luogo, per essersi ben guardati dal criticare il regime libico quando farlo sarebbe stato coraggioso, ma certo non pretestuoso. Nella folta antologia delle gaffes diplomatiche di questa crisi, l’uno/due di Berlusconi (prima, non chiamo Muammar per non disturbarlo; poi, lo chiamo per spiegargli che non produciamo le armi che gli insorti starebbero usando) sta in vetta a tutte le ‘hit parade’. Ma alte nella classifica sono anche le esagerazioni del duo Frattini/Maroni sulle dimensioni (e ancor più sulla valenza terroristica) dell’ondata migratoria: esagerazioni che hanno contribuito a ridurre la credibilità e l’impatto delle richieste d’aiuto italiane.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento