Scritto per Il Fatto Quotidiano del 01/02/2011
E Bruxelles si ritrova a metà strada tra il Cairo e Washington, vicina a Gerusalemme: i ministri degli esteri dei 27 riconoscono come “legittime” le aspirazioni democratiche del popolo egiziano e chiedono la tenuta in Egitto di elezioni libere ed eque, ma non sollecitano il presidente Mubarak a lasciare il potere, perchè –dice Lady Ashton, responsabile della diplomazia europea, “spetta agli egiziani decidere il loro futuro”. Al consulto fra i ministri, si rivede, per la prima volta da molto tempo, l’italiano Frattini, che vuole «una transizione ordinata ed elezioni libere», ma trova pure modo di parlare delle dimissioni di midi. Questo è il primo momento di confronto europeo su quanto sta accadendo dal Nord Africa al Golfo, dove s’è ormai innescato il domino dei regimi corrotti e dispotici, senza che pero’ sia chiaro se a rimpiazzali saranno governi democratici o sostemi integralisti. Di qui, prudenza e incertezza. E, venerdi’, la situazione in Egitto, in Tunisia e nel Mondo arabo sarà discussa dai capi di Stato e di governo dei 27 al Vertice europeo. Più coraggiose che sull’Egitto le conclusioni sulla Tunisia e sulla Bielorussia. I 27 hanno congelato gli averi europei del deposto presidente tunisino Ben Ali e di sua moglie, oltre che di buona parte della loro cricca, senza pero’ impedirne, a priori, l’ingresso nell’Ue. E hanno pure colpito con sanzioni gran parte della nomenklatura bielorussa: 160 persone, con il presidente Lukashenko, sono state private del visto e non potranno più entrare nell’Ue (i loro beni erano già bloccati). Salta l’intesa, invece, su un’iniziativa a protezione dei cristiani nel Mondo: della ‘crociata’ di Frattini, se ne riparlerà.
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