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domenica 20 febbraio 2011

Libia: oltre ai moti di piazza, una faida tra i figli di Gheddafi

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 20/02/2011

Le proteste contro il colonnello Muammar Gheddafi, amico di Mr B e padrone della Libia dal 1969, sono ancora indecifrabili e possono avere diverse matrici: dissenso politico, contrasto tribale, o faida familiare. E, forse, sono un mix di tutte queste componenti. La componente tribale è suggerita dal fatto che, mentre la Cirenaica, l’Est del Paese, è in fiamme, a Tripoli il Colonnello può permettersi di girare in auto scoperta, incontrando una folla di sostenitori.

E la faida familiare trova qualche avallo nelle posizioni apparentemente diverse assunte da alcuni dei sei figli del leader libico. Seif al Islam, cioè Spada dell’Islam, 38 anni, nomea da riformista e studi alla Londion School of Economics, pare non stare contro la protesta: ne dà notizie sul sito e sul giornale Oea, come una volta si chiamava Tripoli, e sostiene la richiesta di dotare la Giamahiria di una Costituzione. Seif rappresenterebbe la nuova guardia, contro l’attuale establishment guidato dal premier Baghdadi Ali al-Mahmudi

Invece, Saad, 37 anni, certo il figlio di Gheddafi più conosciuto in Italia, intenderebbe assumere l’incarico di sindaco di Bengasi per proteggere la popolazione: lo avrebbe detto lui stesso a una radio locale, secondo quanto riferito da abitanti di Bengasi alla Reuters. Fino a un po’ di tempo fa, Saad non pareva interessato al lavoro paterno: calciatore con sole due presenze in Serie A –l’esordio nel Perugia, contro la Juventus, poi una a Udine, mentre a Genoa lato Samp fu solo panchina- e una squalifica per doping, capitano della Nazionale, presidente della Federazione calcistica libica. Superata l’età dello sport attivo, Saad si sarebbe scoperto una vocazione filiale e politica e, secondo quanto riporta il sito 'Libya al-Youm', ritenuto vicino alle opposizioni, sarebbe stato tra i fedelissimi assediati dai manifestanti in un albergo di Bengasi. Per liberarlo, il governo avrebbe inviato un commando composto da 1500 uomini della sicurezza guidati –è sempre un affare di famiglia- dal genero del leader, Abdullah Senoussi.

Pure due fratelli più piccoli di Seif e Saad, Muatassim Billah, 32 anni, e Khamis, 31 anni, sono attivamente accanto al padre. Muatassim Billah, consigliere per la sicurezza nazionale (in tale veste, nel giugno 2009 seguì il Colonnello in visita in Italia) e Khamis, studi in un’accademia militare russa, comandante di un battaglione militare che sarebbe stato impiegato ad Al Baida, l’epicentro delle proteste, sembrano piuttosto schierati dalla parte della repressione.

In queste beghe, non si ha invece notizia della posizione di Hannibal, il figlio di Gheddafi arrestato a Ginevra nel luglio del 2008, dopo che due suoi domestici maltrattati lo avevano denunciato:quasi si scatenò una guerra tra Libia e Svizzera, con l’Italia dalla parte di Tripoli, con la crisi dei visti tra Libia e Ue e il fermo arbitrario di due cittadini svizzeri in Libia.

C’è anche l’ipotesi che in qualche modo lo stesso Gheddafi, non solo la sua famiglia, stia a cavallo di quanto sta avvenendo, protesta, repressione, concessioni. E si continua a parlare della possibilità di un ritorno al potere di Abdessalam Jallud, un ex delfino del dittatore, come soluzione per uscire dalla crisi. Intanto alcuni familiari del Colonnello (la moglie, con la figlia Aisha e i suoi bambini) avrebbero lasciato la Libia, con un volo per Dubai: Aisha avrebbe da poco acquistato un palazzo proprio lì nel Golfo.

L’incertezza sulla valenza degli eventi in Libia è generale. La prudenza nelle valutazioni non è, invece, di tutti. Se il premier Berlusconi non chiama Gheddafi “per non disturbarlo”, Stefania Craxi, sottosegretario agli esteri, sostiene, in un’intervista a SkyTg24, che “le critiche al governo di Tripoli sembrano non scalfire il forte rapporto che esiste tra Gheddafi e il suo popolo”. A rieccoci, a fianco dell’amico, per dittatore che sia, fino all’ultimo. Se questo il trend, i figli ci creeranno qualche problema, candidandosi alla successione su posizioni diverse. Un auspicio: non puntiamo su Saad, noto, per l’iracondia e il caratteraccio, come l’Uday Hussein libico, il figlio di Saddam Hussein ucciso con il fratello Qusavy e un nipote di 14 anni dalle forze speciali Usa a Mossul il 22 luglio 2003.

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