Scritto per Il Fatto Quotidiano del 05/02/2011
L’unica cosa di gusto italiano servita al Vertice europeo di ieri a Bruxelles è stato, probabilmente, il Morellino di Scansano messo in tavola alla colazione di lavoro. Ma c’è il rischio che neppure quell vino abbia reso digeribile il menu a Silvio Berlusconi: a pranzo, infatti, s’è parlato di governance economica e del patto di competitità proposto ai partner da Angela Merkel e Nicolas Sarkozy, in termini cosi’ drastici che, per mandarlo giù, ci voleva l’alka seltzer, altro che il Morellino.
Sul metodo, più che sulla sostanza, la levata di scudi contro il patto franco-tedesco, e contro la ‘germanizzazione’ dell’Unione, è forte. Ma l’Ue conferma di volere fare “ulteriori passi” per rafforzare la governance economica nella zona euro e trova un accordo di massima per il rafforzamento dell’attuale fondo ‘salva Stati’, in attesa di renderlo permanente.
I 27 vogliono « un salto di qualità nel coordinamento delle politiche economiche » e un maggiore grado di convergenza nella zona euro. Ma il ritmo del rafforzamento della governance, dettato da Francia e Germania, rischia di lasciare con il fiato corto l’Italia e gli altri Paesi che hanno un debito stratosferico e un deficit di bilancio elevato. Se Berlusconi preferisce fingere d’ignorarlo, Tremonti sa bene che il rispetto degli impegni che vengono discussi comporterà sacrifici eccezionali per vari anni.
Dal duo Merkel-Sarkozy, viene l’iniziativa di un vertice straordinario dei 17 leader della sola zona euro, da tenersi ai primi di marzo, prima del prossimo Consiglio europeo a ranghi completi, il 24 e 25 marzo, che dovrebbe varare la strategia di uscita dalla crisi e ‘mettere il timbro’ sulle modifiche al trattato necessarie per rendere permanente il meccanismo ‘salva Stati’.
Convocato dal presidente Herman van Rompuy per discutere di energia e di innovazione, il Vertice lascia sullo sfondo i due temi, su cui c’è poco da discutere: tutti d’accordo per rendere davvero unico il mercato dell’energia di qui al 2014, badando al risparmio, puntando sulle alternative e divesificando “fonti” e “rotte” dell’approvvionamento energetico, e per stimolare l’innovazione.
I problemi stanno altrove: la Merkel e Sarkozy, che dicono di andare avanti « mano nella mano », mettono sul tappeto, bell’e confezionato, il patto per la competitività. Van Rompuy, che è un po’ l’uomo di fiducia della ‘coppia di ferro’ dell’Ue, scrive, in un messaggio via twitter, che « il rafforzamento del coordinamento si aggiunge al pacchetto finanziario per una maggiore competitività ».
Ma il metodo dell’asse Parigi-Berlino non va giù a molti nella forma e crea problemi nella sostanza a quanti, come l’Italia, sanno che faranno poi fatica a stare ai patti. La Commissione europea nega di avallare il patto franco-tedesco. Il Parlamento europeo avverte i leader di preferire « il metodo comunitario » e ricorda loro di avere in mano la chiave delle modifiche al Trattato: senza il suo ok, non si va da nessuna parte, su auella via. La Polonia e molti piccoli che pesano, fra cui il Belgio, bocciano la mossa Merkel-Sarkozy. I sindacati europei ne temono una stagione di conflitti sociali.
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