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martedì 2 ottobre 2012

Georgia: il Sogno diventa realtà, o si trasforma in incubo

Scritto per Il Fatto Quotidiano dello 02/10/2012

Il sogno georgiano è realtà. Se non si trasformerà in un incubo, l’ennesimo di questa repubblica caucasica, patria di Stalin, che, dopo la dissoluzione dell'Urss, non ha mai trovato un assetto duraturo stabile e sicuramente democratico, passando attraverso dittature post-sovietiche o regimi forti filo-americani, conflitti intestini e, nell'estate del 2008, una guerra con la Russia, per le zone contese dell’Ossezia e dell'Abkhazia oggi riconosciute da Mosca come indipendenti.

Ora, potremmo assistere, per la prima volta in vent'anni, a una transizione democratica del potere da un partito all'altro. Nelle elezioni legislative di ieri, il principale movimento d’opposizione, appunto il Sogno georgiano, ha battuto il partito del presidente Mikheil Saakashvili, il Movimento nazionale unito. Il leader del Sogno è un miliardario con casa a Parigi, Bidzina Ivanishvili, che il regime bolla come filo-russo: “Se vinceranno loro –diceva la propaganda del potere-, sarà la fine dell’ammodernamento del Paese e il ritorno al caos e alla corruzione”.

Gli exit-poll, concordi, danno in testa il partito di Paperone Ivanishvili, che ha restituito coesione e dato un leader popolare a un’opposizione divisa. Il regime di Saakashvili s’era insediato nel 2003, dopo la ‘rivoluzione delle rose, che caccio l’ex ministro degli esteri sovietico divenuto presidente Edouard Shevardnadze. “Abbiamo vinto! Il popolo georgiano ha vinto!”, ha detto Ivanishvili, in un discorso diffuso dalla tv d’opposizione TV9.

Il Sogno avrebbe conquistato almeno cento dei 150 seggi del Parlamento georgiano. Ma il regime, che fino a ieri aveva 119 seggi su 150, prima indicava di essere avanti nella conta dei voti, poi ammetteva il successo dell’opposizione, che però potrebbe non avere la maggioranza dei seggi nell'Assemblea a causa d’un sistema elettorale complicato che assegna 77 seggi col proporzionale e 73 col maggioritario.

Miglia di sostenitori del Sogno e di Ivanishvili si sono radunati sulla Piazza della Liberà, nel centro di Tbilisi, là dove, nel 2005, Saakashvili aveva accolto il presidente Usa George Bush in visita (ci fu, quel giorno, un presunto attentato, sventato, contro i due presidenti).  Gli exit-polls hanno forchette molto diversificate: per alcuni, l’opposizione ha conquistato il 35% dei voti, per altri oltre il 50%, mentre il partito al potere oscilla tra il 30 e poco più del 40%.

Ivanishvili ha invitato i suoi sostenitori alla calma, in attesa dei risultati ufficiali e definitivi, mentre la polizia non è finora intervenuta. La giornata di voto è trascorsa in un clima di tensione: ’opinione pubblica locale era ancora profondamente turbata dalla diffusione di video-shock sulle torture nelle carceri del Paese. Il Sogno accusa il regime d’autoritarismo e gli rimprovera la guerra con la Russia, ma è favorevole all'ingresso della Georgia nella Nato.

In segno di protesta, il leader del Sogno non ha votato: ha accompagnato al seggio sua moglie, ma lì ha spiegato che non avrebbe deposto la scheda nell'urna per protesta contro la manipolazione della Costituzione fatta per consentire a lui, cittadino francese, cui le autorità non hanno voluto restituire la cittadinanza georgiana, di candidarsi. “Non sono sceso in politica per profittare di un’ingiustizia –ha detto-, ma per ripristinare la giustizia”.

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