Dopo
avere mandato la sua controfigura al primo dibattito in diretta televisiva di
queste presidenziali, mercoledì, a Denver, Barack Obama torna a fare campagna
in prima persona: nella scia dei dati sulla disoccupazione, in calo al 7,8% e
scesa ai minimi da 44 mesi, cioè in pratica dall’inizio del suo mandato, Obama
tira fuori le unghie. Alle famiglie americane, annuncia che “quattro anni dopo
la peggiore crisi economica dei nostri tempi”, si vedono “segnali che l’America
sta di nuovo andando avanti”, con la creazione di 114 mila nuovi posti di
lavoro a settembre.
Mitt
Romney, il rivale repubblicano, che, dopo la prestazione di Denver migliore
alle attese s’è avvicinato nei sondaggi al presidente democratico (è a -2% su
scala nazionale, secondo l’Ipsos), nega e minimizza: il tasso di disoccupazione
reale è all’11%, dice, questa non è una vera ripresa. Ma la campagna di Obama
gli spara contro l’artiglieria degli spot: Romney "é un disonesto" é
la pesante accusa contenuta nell’ultimo messaggio televisivo. Viene riproposto il
passaggio del duello di mercoledì in cui il candidato repubblicano alla Casa
Bianca nega di voler attuare tagli fiscali per 5.000 miliardi di dollari a
favore dei ricchi (un assist che Obama, in diretta, non aveva sfruttato).
I
soldi in cassa per gli spot e per il rush finale sono tanti: a settembre,
infatti, i democratici hanno raccolto per la campagna di Obama ben 181 milioni
di dollari. Ed è stato così superato il miliardo di dollari complessivo.
Lo
sbandamento della notte di Denver deve però restare un momento isolato, se si
vuole evitare che le promesse di Romney (“farò ripartire l’America”) e le sue
critiche (“Barack non ha un piano per il futuro”) facciano breccia al centro,
ora che il candidato repubblicano tiene in sordina l’ultra-reaganesimo
economico del suo vice Paul Ryan e si propone come campione della classe media,
anche se pensa che guadagni 200 mila dollari l’anno, cinque volte di più della
realtà.
Obama
di mostra preoccupato di “dire la verita” ai suoi concittadini. E parlando alle
famiglie, nel messaggio del sabato, una tradizione dai tempi di Roosevelt, il
presidente torna sul calo della disoccupazione scesa per la prima volta sotto
l'8% dal gennaio 2009, cioè da quando lui s’installò alla Casa Bianca.
"Dopo aver perso 800.000 posti al mese - osserva -, le nostre imprese
hanno ora creato 5,2 milioni nuovi posti negli ultimi due anni e mezzo. E sempre
più americani stanno trovando un'occupazione". A un mese esatto
dall’Election Day, Obama afferma: “Ormai siamo andati troppo avanti per tornare
indietro. Abbiamo fatto troppi progressi per tornare alle politiche che ci
hanno portato al disastro", tutte con targa repubblicana.
E
il presidente attacca l’opposizione, accusandola di bloccare in Congresso tutte
le riforme proposte dalla sua Amministrazione, quella di Wall Street come il
piano per il rilancio dell'economia e dell'occupazione. "I repubblicani -
sostiene – devono smetterla di proseguire nelle battaglie degli ultimi anni e cominciare
finalmente a fare qualcosa per aiutare veramente la classe media a
risollevarsi". "Non è il tempo dei giochi politici”, conclude Obama,
perché la crisi “rende ancora la vita difficile a milioni di famiglie”.
E
non trascura di blandire la comunità italo-americana: avvicinandosi il Columbus
Day, il 12 ottobre, ne riconosce “il grande contributo” allo grandezza degli
Stati Uniti.
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