Barack Obama vince l’ultimo duello in diretta televisiva con
Mitt Romney: i sondaggi indicano che il presidente democratico s’è nettamente
imposto sul rivale repubblicano,
addirittura 53% a 23% secondo la Cbs, con meno divario secondo la Cnn. La mia
percezione è stata più sfumata, forse perché si parlava soprattutto di politica
estera: Romney partiva con l’handicap, ma se l’è cavata, senza gaffes né
errori; Obama era più a suo agio e ha sfruttato il terreno favorevole. Resta da
vedere l’impatto che il dibattito avrà sull’elettorato, certo più attento
all’economia e all’occupazione che agli affari internazionali.
Sulla politica estera, Romney ha confermato l’evoluzione
moderata della sua campagna, che aveva invece avuto, durante le primarie, una
deriva conservatrice, per contrastare gli antagonisti populisti e
ultra-religiosi. Su molti terreni, la Primavera araba, la Siria, la lotta al
terrorismo, il repubblicano ha sposato la linea del presidente, al punto che,
sui social media, tamburellava il messaggio ‘Romney appoggia Obama’. Lo
scivolone più clamoroso l’ha fatto il moderatore, Bob Schieffer, simbolo della
Cbs e veterano dei dibattiti: ha parlato dell’uccisione di ‘Obama’ bin Laden,
invece che di Osama.
Più che lo sfidante, è stato il presidente ad andare
all’attacco. “La guerra fredda e' finita. Lo sa?”, ha così chiesto Obama a
Romney, definendone le posizioni su Iraq e Afghanistan “non solo sbagliate, ma
tali da mandare un segnale confuso”. Quando il repubblicano ha denunciato che
le forze armate statunitensi dispongono, oggi, di meno unità navali che in
passato, il democratico ha replicato: “Abbiamo anche meno cavalli e baionette,
ma questo non significa che siamo meno forti”. Infine, Romney, nell’appello
finale, s’è impegnato a riprendere “la torcia della libertà e della speranza”,
mentre Obama l’ha accusato di volere “riportare indietro” l’America agli anni
di George W. Bush.
Scintille sulla Cina, che il miliardario mormone ha
esplicitamente accusato di “manipolare” i tassi di cambio, e sull’industria
dell’auto, rientrata dalla finestra cinese nel dibattito sulla politica estera.
Ma Michael Moore, il regista icona dei liberal americani, ha commentato sul suo
twitter: "Hey, nessuna menzione di Europa, di America Latina, di Antartide
… E' vero che, se non possiamo bombardarti, non parleremo mai di te".
E, in effetti, l’Europa è stata totalmente assente: non è
stata citata neppure con riferimento ai rischi di contagio della crisi del
debito. L’unico accenno, non lusinghiero, è venuto nel finale da Romney: “Obama
conduce l’America sulla via della Grecia”. Il che non ha evitato al candidato
repubblicano il giudizio tagliente di Maurizio Caprara, inviato del Corriere
della Sera: “Ha fatto la figura dell’orecchiante”.
Le valutazioni a caldo della stampa sono in linea con i
sondaggi: Obama vince, ma Romney non cade; oppure, Obama convince, Romney fa il
moderato. Restano, ora, due settimane di campagna, fino all’Election Day del 6
Novembre: il presidente s’è subito rivolto ai suoi sostenitori, “Tocca a voi,
datemi una mano”, perché l’esito del confronto è estremamente incerto.
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