Una volta di più, “tanto rumore per nulla”, o almeno
per poco. Perché, a volere cercare dei passi avanti, nelle conclusioni del Vertice
europeo di ieri e oggi, rispetto al Consiglio europeo di fine giugno, bisogna
andarci con il lanternino e accontentarsi delle briciole. Per di più, dopo che
l’agenda della riunione era già stata svuotata di potenziali contenziosi.
Così, non s’è parlato, a Bruxelles, se non nei
corridoi, a margine della plenaria, di Grecia e Spagna, malgrado la
drammaticità della situazione ad Atene e l’incertezza di quella a Madrid. Per
la Grecia, pare però chiaro che si vada verso il versamento della prossima
quota di aiuti pattuiti, 31,5 miliardi di euro, e verso una proroga di due
anni, al 2016, del tempo entro cui completare il risanamento del bilancio. Per
la Spagna, resta da vedere se e quando e in che misura il governo deciderà di
chiedere interventi comunitari.
Il fatto saliente è che il Vertice ha tracciato la
strada verso l’Unione bancaria, che, in realtà, era già stata tratteggiata
–apprezzate la differenza, prego!- a giugno, in attesa che un altro Vertice,
probabilmente quello di dicembre, la disegni con precisione – anche qui,
apprezzate la differenza, prego!-. E, alla fine, anche se le riluttanze della
Germania sono state stemperate, la cancelliera Angela Merkel ha comunque
ottenuto di allungare i tempi di passaggio alla Banca centrale europea della
sorveglianza su tutti gli istituti di credito europei –e, magari, Berlino
tornerà a riproporre l’eccezione delle banche regionali tedesche-.
La Merkel non è andata lontano, invece, almeno
questa volta, con l’idea d’un ‘super-commissario’ con poteri d’intervento sui
bilanci dei Paesi dell’euro: Le istituzioni comunitarie, la Francia, l’Italia,
la Spagna, vari altri sono stati concordi nel sostenere che non è una priorità
ora; che per farlo bisognerebbe cambiare di nuovo i Trattati; e che, comunque,
‘basta con la priorità al rigore, pensiamo alla crescita’, fermo restando il
rispetto degli impegni. Ma resta il sospetto che la storia del
‘super-commissario’ fosse uno specchietto per le allodole, per cercare di
distrarre l’attenzione dall’Unione bancaria.
E il premier britannico David Cameron non l’ha
spuntata con la sua proposta di bilanci separati per l’Eurozona e il ‘resto dell’Ue’,
anche se l’argomento tornerà in tavola al prossimo Vertice, quello di novembre,
dedicato proprio alla definizione del quadro del bilancio Ue a medio termine,
2014-’20: lì, Cameron si prepara a battersi ad oltranza e brandisce la minaccia
del veto.
Il premier Monti ha rilanciato l’offerta, fatta a
settembre, di un Vertice contro l’euro-scetticismo ed il populismo, a Roma, nella
prossima primavera. Monti ci lavora con il presidente del Consiglio Herman
Rompuy: il progetto è di riunire i leader dell’Unione sul Campidoglio, magari a
55 anni esatti da quel 25 marzo 1957, quando lì vennero firmati i Trattati
istitutivi delle Comunità europee. Oggi, però, il magnetismo simbolico del
luogo è fortemente appannato: la piazza di Michelangelo mostra, spesso,
venature euroscettiche.
Sui mercati, l’impatto del Vertice è modesto. Lo
spread, cioè il differenziale fra in titoli di Stato italiani e tedeschi,
s’avvicina a quota 300, ma le borse appaiono incerte. Del resto, dopo avere discusso fino alle 3 del
mattino sul percorso dell’Unione bancaria, i leader dei 27 hanno liquidato - poco
più di due ore - tutta la discussione degli interventi su crescita e lavoro e
anche la valutazione della situazione internazionale, specie Siria e Iran.
"Restiamo determinati a stimolare crescita e lavoro", riaffermano le
conclusioni, ribadendo l’impegno a che tutti gli impegni assunti "siano
rispettati rapidamente".
Il compromesso della scorsa notte ha consentito di
superare i contrasti tra Germania e Francia, resi mediaticamente evidenti dall’animata
discussione televisiva tra la Merkel e il presidente francese François Hollande,
mentre s’avviavano ai posti di lavoro. Entro "il primo gennaio 2013"
dovrà ora essere concordata "la cornice legale" del nuovo meccanismo
di supervisione bancaria: mantenendo la data (messa in discussione da Berlino) si
mantiene "il senso d'urgenza" del percorso, su cui Hollande non era
disposto a cedere.
Il termine del primo gennaio 2013 non è
dunque più vincolante per avviare la riforma, ma serve come limite massimo per
definire nei dettagli la normativa in base alla quale la Bce potrà vigilare su tutti
gli istituti di credito europei. La piena operatività del meccanismo estesa
a tutte le 6000 banche della zona euro sarà però effettiva solo all'inizio del 2014, cioè dopo le
elezioni politiche tedesche del settembre 2013. Alla piena operatività è legata
la possibilità del nuovo fondo salva stati permanente Esm di ricapitalizzare
direttamente le banche: qui, la Merkel ha segnato un punto, perché le conclusioni
confermano la ricapitalizzazione diretta da parte del fondo salva stati, ma non
indicano una data. Sfumano quindi le speranze della Spagna di ridare ossigeno agli
istituti di credito senza passare sotto le forche caudine di nuove condizioni per
nuovi aiuti.
Infine, una questione diplomaticamente spinosa: il
Nobel per la Pace all’Ue sarà ritirato il 10 dicembre a Oslo dalla troika dei
presidenti europei, del Consiglio, della Commissione e del Parlamento. Ma i
leader dei 27 sono tutti invitati. Si profila il tutto esaurito, nella capitale
norvegese.
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