Nel 2014, gli scozzesi si pronunceranno
sull'indipendenza dal Regno Unito. Un accordo in tal senso è stato firmato,
ieri, a Edimburgo, dal premier britannico David Cameron e dal leader
nazionalista Alex Salmond: ci sarà un referendum con una domanda secca, volete
l’indipendenza sì o no, senza questioni sussidiarie su una maggiore
autonomia. Una vittoria dei sì suonerebbe
campana a morto per la Gran Bretagna nella forma attuale e avrebbe contraccolpi
anche sull'Unione europea, nei cui Stati si moltiplicano le spinte autonomiste,
secessioniste e indipendentiste.
Le elezioni municipali in Belgio hanno visto un
netto successo degli indipendentisti fiamminghi. E, domenica, il Partito sardo
d’Azione ha approvato una mozione
indipendentista. Ma a Bruxelles si gioca allo struzzo: le secessioni di
Catalogna, Fiandre, Scozia, altri sono “solo questioni ipotetiche”, dice la
Commissione europea.
L’ “accordo di Edimburgo” è stato siglato a Saint-Andrews,
la sede del governo locale e suggellato con una stretta di mano. Ma l’intesa
non è piena e le tensioni persistono. Cameron resta convinto che la Scozia
debba rimanere britannica, ma dice che bisogna rispettare “la volontà del popolo”:
non sono più i tempi di Braveheart. I 5,2 milioni di scozzesi, del resto, nei
sondaggi, non sono entusiasti dell’indipendenza: meno di un terzo, il 28%, auspica
oggi di congedarsi dalla Corona. L’alternativa è quella di una “maggiore
autonomia”.
Cameron spera “ardentemente” che la Gran Bretagna
resti unita perché, “insieme, siamo più ricchi, più forti e più sicuri”. Parole
che suonano strane, in bocca a un leader che s’appresta a difendere, giovedì, al
vertice di Bruxelles, il diritto di Londra di battere strade diverse da quelle dell’Unione.
Salmond, leader del Partito nazionale scozzese
(Snp), parla di “giorno storico” e crede nella vittoria dei sì: “Abbiamo una
visione ambiziosa”. La Scozia è, dal 1797, un gioiello della corte d’Inghilterra,
ma, dal 1997, gode di una particolare autonomia.
L’idea di un referendum sull'indipendenza è stata
accettata da Londra a gennaio, dopo che Salmond era uscito rafforzato dalle
elezioni regionali del 2011. L’accordo ieri firmato è un compromesso sulle
modalità dello scrutinio.
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