Franco Frattini “è un politico molto capace” e l’Italia “è
un forte alleato”: lette adesso, tre settimane dopo, queste parole di Anders
Fogh Rasmussen, danese, segretario generale Nato, in un’intervista all’ANSA,
hanno il sapore di uno sberleffo. Frattini era allora candidato a succedergli,
ma l’ex premier tra un sorriso e un complimento ricordava che, secondo le
regole atlantiche, il suo mandato poteva essere ancora prorogato di un anno.
Indovinate com’è andata a finire? Che Rasmussen, che doveva ‘smontare’ il 1.o
agosto 2013, è stato prorogato di un anno, con la benedizione
dell’Amministrazione Obama e il sì masticato amaro dell’Italia (nell’Alleanza,
vige il consenso), dopo che il ministro degli esteri Giulio Terzi aveva
definito “fortissima” la candidatura del suo predecessore ed ex ‘boss’, “figura
riconosciuta e molto apprezzata a livello internazionale”. Chiedetelo a quei
diplomatici fin troppo schietti dell’ambasciata americana in Italia, che, nei
cablo poi divulgati da Wikileaks, lo aveva definito ‘the messenger’, il
fattorino: un fattorino Nato, appunto. Tra
l’altro, è pure spuntato un rivale temibile per Frattini in proiezione futura:
il ministro degli esteri polacco Radek Sikorski, già alla difesa, che sarebbe
il primo capo dell’Alleanza venuto dall’Est. Hai voglia a dire che Frattini
scalda i muscoli e resta in pole position: tra un anno, in Italia ci saranno
state le elezioni e negli usa pure. Chi sa chi deciderà cosa. Il tram è
passato, il prossimo si chiama (pio) desiderio.
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