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mercoledì 24 ottobre 2012

Usa 2012: Obama e Romney e il gioco dell'oca degli Stati

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 24/10/2012

 

Il numero oscilla: per alcuni sono 11, per altri 9, per quelli più sicuri di sé, o che amano prendere dei rischi, solo 7. E’ lì, negli Stati in bilico dell’Unione, che il presidente Barack Obama e il suo sfidante Mitt Romney trascorreranno la maggior parte del loro tempo di qui all’Election Day, il 6 novembre: dopo il terzo duello televisivo, i due contendenti si sono subito gettati nelle ultime due settimane di frenetica campagna.

 

Da ieri e fino alla domenica che precede il voto, la loro attività sarà frenetica: comizi; e soprattutto spot, quanti più le casse dei due contendenti consentono di sfornarne. Saranno in campo i due candidati con le famiglie e i loro vice, anche se Romney sembra avere messo un po’ in naftalina il suo vice Paul Ryan, adesso che non ha più bisogno di sollecitare l’elettorato conservatore e religioso, ma deve piuttosto esercitare un richiamo sugli indecisi di centro e, quindi, sui moderati. Evitando, nel contempo, un rischio per lui letale: demotivare l’ala destra del partito repubblicano, che potrebbe decidere di non andare a votare per quel mormone che copia il presidente nero in politica estera. Così come Obama deve evitare che i delusi del suo primo mandato testimonino la loro insoddisfazione con l’astensione.

 

Il calcolo di base dei Grandi Elettori resta quello del sito 270towin.com, che ne assegna 201 sicuri a Obama e 191 sicuri a Romney: il collegio ne conta 538, ne servono 270 per vincere. Gli altri 146 sono quelli di New Hampshire (4) e Pennsylvania (20) nel New England; Virginia (13), North Carolina (15) e Florida (29) nel Sud; Michigan (16), Wisconsin (10), Ohio (18)  e Iowa (6) nei Grandi Laghi e nel Mid-West; Nevada (6) e Colorado (9) lungo le Montagne Rocciose. RealClearPolitics.com considera la Pennsylvania e il Michigan già scontati per Obama. Politico.com assegna pure la North Carolina a Romney e il Nevada a Obama.

 

Se prendiamo per buoni i conteggi di politico.com, abbiamo Obama a 243 e Romney a 206.  Nei sette Stati che restano, Romney è in vantaggio in Florida e nel New Hampshire, mentre Obama è avanti nel Wisconsin, nell’Ohio e nello Iowa. Virginia e Colorado sono davvero ‘too close to call’, troppo serrati per essere assegnati, anche solo orientativamente.

 

Ma a Obama fare man bassa nei Grandi Laghi e nel MidWest basterebbe per riconquistare la Casa Bianca. Di qui, una conferma della legge non scritta, ma ineluttabile, per i candidati repubblicani: se vogliono diventare presidenti, devono vincere l’Ohio; e Romney deve riuscire in un colpo doppio, vincere l’Ohio e pure la Florida, l’altro Stato determinante di Usa 2012. sarà lì che la partita si giocherà con maggiore intensità.

 

Certo, i sondaggi, negli ultimi giorni, hanno dato indicazioni così diverse da fare dubitare della loro fondatezza: a livello nazionale, la Gallup, fino a ieri, assegnava a Romney un ampio margine di 6 punti, mentre gli altri principali rilevamenti vedevano i due contendenti vicini.

 

Quale che sia l’esito della corsa presidenziale, pare quasi scontato che il prossimo presidente sarà un’ ‘anatra zoppa’, cioè non avrà dalla sua tutto il Congresso: la Camera, infatti, dovrebbe restare repubblicana; e il Senato dovrebbe restare democratico. Nell’Election Day, gli americani non eleggono solo il presidente, ma rinnovano tutta la Camera e un terzo del Senato, designano decine di governatori, votano una miriade di assemblee statali e locali e si pronunciano su decine di referendum statali e locali.

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