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venerdì 19 ottobre 2012

Usa 2012: quando vince chi perde, sarà la quinta volta?

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 19/110/2012

A 18 giorni dall’Election Day, Quello tra Barack Obama è Mitt Romney è un voto così serrato che può davvero succedere di tutto: quello che s’è già visto, e che cioè un candidato perda le elezioni, ma vada ugualmente alla Casa Bianca, perché ha la maggioranza dei Grandi Elettori, che è quello che conta; e pure quello che non s’è mai visto, e che cioè i due rivali si dividano a metà il collegio dei 568 Grandi Elettori, 269 voti a testa. La complessità del sistema e l’andamento dei sondaggi, con Romney avanti a livello nazionale, ma Obama avanti negli Stati incerti, autorizza le previsioni più paradossali, senza che il meccanismo venga, però, messo in discussione: le iniziative per cambiarlo hanno sempre avuto scarso seguito.

L’ipotesi che ‘vince chi perde’ non è peregrina. E’ già accaduto quattro volte (1824, 1876, 1888 e 2000) e, quindi, può accadere una quinta. Agli albori dell’Unione, molti furono i casi singolari, prima che l’elezione venisse codificata così com’è ora. Ma il 2000 è storia recente: Al Gore ebbe mezzo milione di voti popolari in più a livello nazionale, ma 257 suffragi contestati in più in Florida bastarono a consegnare quello Stato e la Casa Bianca a George W. Bush.

Se non c’è la maggioranza fra i Grandi Elettori, la Camera elegge il presidente; e il Senato elegge il vice: accadde una sola volta, nel 1824, quando i candidati erano quattro. I deputati preferirono John Quincy Adams, figlio del secondo presidente, a Andrew Jackson, che aveva avuto 47mila voti popolari in più (non pochissimi, a quei tempi). Di lì la regola che i figli dei presidenti vanno alla Casa Bianca perdendo le elezioni, perché, dopo Quincy Adams, toccò pure a Bush jr.

Oggi che i candidati in grado di vincere uno Stato sono solo due il ricorso alla Camera è (quasi) impensabile: ci vuole il pareggio. Nel 1876, il repubblicano Rutherford Hayes fu eletto dal Congresso in seduta congiunta. Eppure il suo rivale democratico, Samuel J. Tilden, aveva avuto il 51% dei voti popolari e aveva raccolto 184 Grandi Elettori –allora, la maggioranza era 165-, contro i 165 di Hayes. Ma in 4 Stati, Oregon, Lousiana, South Carolina e, già allora, la Florida, ci furono brogli e contestazioni: una commissione d’inchiesta assegnò la vittoria ad Hayes in tutti e 4 e gli consegnò la Casa Bianca.  in cambio, lui svendette al Sud l’eredità della Guerra Civile e aprì la via alla segregazione razziale, smantellata solo quasi un secolo dopo.

Nel 1888, Benjamin Harrison, ancora un repubblicano, battè il presidente uscente Grover Cleveland, che aveva avuto 100mila voti popolari in più,  con 233 Grandi Elettori contro 168. Cleveland si prese la rivincita nel 1892, tornando alla Casa Bianca.

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