Un
bell'accordo – sulla carta, poi si vedrà – contro l’evasione fiscale e il
riciclaggio, con l’impegno allo scambio automatico dei dati fiscali. L’accento
messo sulla promozione di crescita e lavoro, riconoscendo che il rigore deve
essere accompagnato da politiche di sviluppo e che ci possono essere, nel breve
periodo, elementi di flessibilità delle politiche di bilancio dei Paesi in
difficoltà.
Scorrendo le
conclusioni del G8 di Lough Erne, remota località del Nord Irlanda, pare di
ritornare ai fasti dei Vertici dei Grandi, quando le loro indicazioni servivano
da breviario per un anno alle organizzazioni finanziarie ed alla comunità
internazionale. La globalizzazione e i ‘no global’ prima, con gli incidenti di
Genova nel 2001, e la crisi poi, dal 2008, avevano di fatto ridotto il G8 a
tappa d’avvicinamento al G20, che pareva dovesse assumere la governance
mondiale.
In realtà, così
non è stato. Il G20 non ha mostrato grande efficacia; e i leader del G8,
abituati ormai ad andare quasi a nascondersi dove la contestazione non li possa
disturbare, hanno ritrovato, quest’anno, la capacità d’indicare il cammino che
parevano avere perso. E hanno pure ridato vigore al confronto, con quel gelido
faccia a faccia tra i presidenti Usa Obama e russo Putin che pareva uno
spezzone di Guerra Fredda più che un clip di XXI Secolo. Era forse dai tempi
dell’invasione dell’Iraq, con la siderale distanza, sul lago di Evian, tra
l’americano Bush e il duo ‘Vecchia Europa’, il francese Chirac e il tedesco
Schroeder, che il G8 non vedeva un confronto del genere.
Sulle crisi
internazionali, Siria, Libia, Iran, i Grandi del Mondo, come risultati, hanno a
malapena meritato una sufficienza risicata. Sul fronte economico, invece, se ne
sono ripartiti ieri pomeriggio da Lough Erne con una sufficienza piena: non che
abbiamo concretamente fatto granché, ma almeno le parole e gli accenti erano
quelli giusti, specie su lavoro e lotta contro l’evasione fiscale (nei cosiddetti 'paradisi', ci sono 21 mila miliardi, secondo l'Fmi) Lì, “abbiamo
fatto più questa volta che in tutti i Vertici precedenti”, ha detto una fonte
di parte, cioè britannica, visto che la presidenza di turno era appunto britannica.
E l’ammissione, più che a vanto di questo G8, va piuttosto a disdoro di tutti
altri.
Questo è stato
definito un Vertice ‘smart casual’. Lo ‘smart’ resta da verificare, perché le
direttive del G8 vanno ora tradotte in pratica da Ocse, Ue, Fmi, Wto e dallo
stesso G20. Il ‘casual’, invece, è incontrovertibile: leader in camicia senza
giacca; o con la giacca, ma senza cravatta. La meno sensibile al clima
informale è stata l’unica donna, la cancelliera Angela Merkel. Ma,
nell’insieme, s’è ritrovato lo spirito delle ‘chiacchiere intorno al caminetto’
del primissimo G8, che era un G5, a Rambouillet. I 60 milioni spesi per la
sicurezza sono apparsi in gran parte sprecati: poche e sparute le proteste.
L’esordio al G8
è servito al premier Letta per due bilaterali inediti: con Obama e con Putin,
con cui ha preparato il G20 di settembre a San Pietroburgo e il prossimo
bilaterale d’autunno. Letta colleziona inviti: uno a Mosca, dopo quello a
Washington.
Sulla Siria,
nonostante le divergenze tra Usa e alleati europei, con distinguo fra di loro,
da una parte, e Russia, dall'altra, l’impegno per una Ginevra 2, cioè di una
nuova conferenza di pace internazionale, resta, con l’obiettivo di un governo
transitorio con pieni poteri. E Obama non pare avere già optato per una ‘no fly
zone’, dopo avere denunciato il ricorso alle armi chimiche da parte del regime.
All'Iran, i Grandi chiedono di “cogliere l’occasione” rappresentata dal nuovo
presidente Rohani.
Generico
l’impegno a evitare in futuro “fraintendimenti” sul cyber-spionaggio, dopo che
le notizie degli ascolti delle delegazioni straniere compiuti dall'intelligence
britannica al G20 di Londra 2009 avevano steso un velo di pubblica diffidenza
sull'appuntamento nord-irlandese.
Ieri, i leader
hanno discusso delle 3T - trade, trasparency e tax - volute, come priorità del
Vertice, dalla presidenza britannica e, in particolare, da David Cameron. La
lotta all'evasione è stata il clou della discussione, mentre crescita e lavoro restano
al centro dell'agenda dei Grandi che riconoscono prospettive di ripresa ancora
“deboli", anche se con meno rischi che in passato.
Prima di parlare di tasse, i leader discutono di lotta al terrorismo. E incontrano il premier libico Zeidan: la sicurezza è precaria nel Paese, quasi due anni dopo l’uccisione di Gheddafi, specie dove agiscono gruppi jihadisti armati. Letta presenta al collega libico un piano italiano, che aveva già anticipato ad Obama: fra i punti forti, la sicurezza delle frontiere.
Prima di parlare di tasse, i leader discutono di lotta al terrorismo. E incontrano il premier libico Zeidan: la sicurezza è precaria nel Paese, quasi due anni dopo l’uccisione di Gheddafi, specie dove agiscono gruppi jihadisti armati. Letta presenta al collega libico un piano italiano, che aveva già anticipato ad Obama: fra i punti forti, la sicurezza delle frontiere.
Nessun commento:
Posta un commento