Scritto per il blog de Il Fatto lo 03/06/2013
Dell’Italia, li attrae soprattutto il cibo, più
della moda o della qualità della vita; e ne fanno la loro seconda scelta, dopo
la Gran Bretagna, per un’esperienza di vita all'estero. Di noi, sanno molto:
che siamo gente di buon carattere, che al bar ci piace l’espresso, che amiamo
il calcio e che compriamo Fiat; anche se non hanno le idee proprio chiare su
che cosa ci mettiamo ai piedi –quasi la metà pensa che le nostre calzature più
comuni siano gli stivali di pelle, manco fossimo il Texas-.
Sono alcune delle curiosità, tra la conferma, la
sorpresa e lo stereotipo, di un sondaggio su quel che sanno e pensano
dell’Italia gli universitari americani, realizzato anche quest’anno dalla Fondazione
Italia Usa con la Loyola University di Chicago. Pareri spesso espressi per sentito
dire più che per esperienza diretta e rappresentativi di una fetta di giovani
americani più aperti al Mondo e all'Italia della media dei loro coetanei: 7 su
10 sono stati all'estero, oltre la metà in Italia, 8 su 10 sono pronti a
lavorare all'estero, uno su tre vede film italiani, uno su quattro ascolta
musica italiana.
Sul nostro paese hanno idee abbastanza chiare, se
non giuste: ci fanno l’onore –e fanno il dispetto alla Francia- di considerare
Milano la capitale della moda piuttosto che Parigi e il vino italiano migliore
di quello francese (ma viene da chiedersi che cosa ne sappiano di preciso, visto
che da loro - teoricamente e non solo - spesso fino a 21 anni non possono berne).
Come italiani in quanto europei, ci considerano
interlocutori economici importanti, ma pensano che contro la crisi ce la stiamo
cavando così così e che nella politica internazionale contiamo piuttosto poco.
Giudicano la vicenda di Amanda Knox in qualche misura un deterrente a venire in
Italia –dando per scontato loro che Amanda non abbia ammazzato lei Meredith
Kercher -.
Ma su una parte del questionario loro sottoposto i
giovani americani hanno idee chiare e nette, che magari noi non siamo proprio
pronti a condividere: la vicenda della Chrysler e della Fiat, su cui sembrano essere
bene informati e, soprattutto, avere opinioni precise. Due su tre pensano che
una fusione gioverebbe all'economia americana, quattro su cinque che gioverebbe
all'economia italiana e pure quattro su cinque che rafforzerebbe i legami tra
Stati Uniti e Italia (che la metà di loro reputa comunque forti). Fin qui,
tutto bene. Ma sette su otto sono certi, certissimi che il quartier generale della
Fiat-Chrysler dovrebbe stare negli Usa e non Italia: la pensano proprio –quasi-
tutti come Sergio il canadese, ‘sti americanini.
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