P R O S S I M A M E N T E

Buone Feste - Sereno Natale - Un 2017 Migliore - Buone Feste - Sereno Natale - Un 2017 Migliore - Buone Feste - Sereno Natale - Un 2017 Migliore

martedì 11 giugno 2013

Ue-Usa: eccezione culturale, l'Italia si barcamena tra Parigi e Londra

Scritto per EurActiv l'11/06/2013

Ma chi stiamo menando per il naso?, i francesi, sicuri di averci dalla loro parte?, o i britannici, che, invece, non ci sentono ostili? L’impressione è che, come spesso ci capita, ci stiamo barcamenando, cercando di non dispiacere a nessuno invece d’avere la priorità dell’interesse nazionale. Il problema è il mandato negoziale per la trattativa sulla zona di libero scambio fra Unione europea e Stati Uniti.

Il Parlamento europeo ha approvato un proprio testo in plenaria a maggio, ponendo, fra le altre, la condizione che dal negoziato siano esclusi i servizi culturali e audiovisivi: un punto cui tengono molto i francesi e cui, invece, non tengono affatto i britannici, con i campioni del mercantilismo, che, nella circostanza, sono quelli che per ragioni linguistiche o per tradizione culturale meno temono l’invasione dei prodotti americani.

Ora, il Consiglio dei Ministri dell’Ue dovrà mettere a punto il mandato nelle prossime settimane, prima di avviare la trattativa vera e propria. In linea con il Parlamento, 15 dei 27, fra cui l’Italia, sembrano favorevoli all'esclusione dei servizi culturali e audiovisivi dal negoziato, che potrebbe aprirsi a luglio e che si spera possa concludersi l’anno prossimo.

La trattativa Usa-Ue potrebbe essere evocato, la prossima settimana, in margine al vertice del G8 nell’Ulster, sotto presidenza di turno britannica. E i britannici leggono la posizione italiana in modo più dialettico: non diremmo no alla trattativa sui servizi culturali e audiovisivi, ma vorremmo che la Commissione europea, cui spetterà negoziare, gestisca il negoziato su questo punto senza cedimenti in modo durissimo. I britannici spiegano –non senza fondamento- che escludere del tutto il settore dalla trattativa avrebbe come conseguenza che gli Stati Uniti escluderebbero, a loro volta, un settore per loro delicato. E, perdendo i pezzi, l’accordo perderebbe di significato.

Resta il fatto che il governo italiano, attento a non dispiacere né a Parigi né a Londra, dovrà pure tenere conto della lettera appello al premier Enrico Letta firmata da quattro registi premi Oscar, Roberto Benigni, Bernando Bertolucci, Giuseppe Tornatore, Gabriele Salvatores, che gli chiedono di "escludere la cultura e l'audiovisivo dai trattati commerciali tra Unione europea e Stati Uniti".

La lettera al premier, che ha visto l'adesione di associazioni, sindacati, attori, ma anche di Rai, Mediaset e Confindustria, e una petizione ad essa collegata saranno presentate nei prossimi giorni  alla commissione competente del Parlamento europeo.

Il settore rientra nella cosiddetta ''eccezione culturale'', che - si legge ancora nella lettera a Letta - ''vent'anni fa ha consentito la nascita dell’industria di produzione culturale europea di oggi. Adesso è il momento di adeguare quella definizione alle tecnologie e ai tempi nuovi''.

A preoccupare artisti e operatori del settore europei sono i ‘colleghi’ americani: il rischio è culturale, ma è pure economico: ''La previsione di un rapidissimo processo di concentrazione delle funzioni di produzione e distribuzione fuori dall’Europa è coerente con quanto già accaduto fino ai primi anni del Duemila nell’industria statunitense dell’intrattenimento, che diventerebbe naturale interlocutore privilegiato dei nuovi giganti della distribuzione, con trasferimento oltre Atlantico anche della funzione editoriale''.

Nessun commento:

Posta un commento