Scritto per Il Fatto Quotidiano dello 06/06/2013
Adesso, potrebbe toccare a Homs, magari ad Aleppo. Il regime
di Bachar al Assad e i suoi alleati, gli hezbollah libanesi, hanno ripreso ai
ribelli la città chiave di Qusayr, devastata da due settimane di
combattimenti accaniti, e hanno ottenuto un’importante vittoria nella guerra
civile in Siria, possibile preludio a un’ulteriore repressione
dell’insurrezione.
Non ci sono stime precise delle vittime di questa battaglia
del conflitto. Si calcola che le violenze abbiano fatto in Siria oltre 94 mila morti
e spinto alla fuga 5 milioni di persone dal marzo 2011. E, ieri, Onu, Usa e Russia
hanno tenuto a Ginevra una riunione preparatoria della conferenza di pace
internazionale che Washington e Mosca continuano a volere organizzare, ma che è
ormai slittata a luglio, mentre era stata inizialmente prevista tra fine maggio
e inizio giugno. Una seconda riunione preparatoria è prevista il 25 giugno:
molti i punti ancora aperti.
Assenti da Ginevra sia come Unione europea che come potenze
nazionali, Gran Bretagna e Francia dicono di avere le prove “fisiologiche” del
ricorso, da parte del regime, al sarin, un gas letale, già usato da Saddam in Iraq. Per il presidente
francese François Hollande, ciò “obbliga la comunità internazionale ad agire”.
In Italia, però, il ministro della difesa Mario Mauro parla di “casi limitati”
e non apre spiragli d’intervento.
La mancanza di coesione dell’Europa non ne rinforza certo il
peso e la credibilità. Il 28 maggio, l’Ue ha tolto l’embargo sulla vendita di
armi ai ribelli: una decisione fortemente criticata da Mosca, che, però,
intanto ammoderna l’arsenale del regime e degli Hezblolah, pur senza avere
ancora loro fornito i temuti missili S-300. Ma i 27 non sono d’accordo sulla
fornitura di armi ai ribelli: l’Italia, per ora, non intende farlo, né ritiene
l’uscita di scena di al Assad una precondizione alla conferenza di pace e
neppure ha pregiudizi nei confronti di un coinvolgimento dell’Iran.
Qusayr, nella provincia di Homs, vicino alla frontiera con
il Libano, è centro strategico cruciale: collega Damasco al litorale e apre al
regime la strada della riconquista del capoluogo. Per la diplomazia
occidentale, al Assad “ha segnato un punto” a suo favore, riprendendone il
controllo. E un secondo lo sta segnando negli sviluppi negoziali.
Certamente, la caduta della città è un rovescio per i ribelli. Ma questo non vuol
dire che la guerra sia finita. Se l’esercito promette di “schiacciare” gli
insorti in tutto il Paese, l’opposizione afferma che “la rivoluzione continua”.
A giudizio di numerosi specialisti, il regime e i suoi alleati non avrebbero
potuto ottenere i risultati positivi sul terreno degli ultimi giorni e
riconquistare Qusayr senza la “collaborazione” dell’Iran, che sostiene gli
Hezbollah e che si è subito “rallegrato con l’esercito e con il popolo siriani”
per il successo ottenuto “sui terroristi”, come Damasco e pure Teheran definiscono
i ribelli.
La tv di Stato siriana
ha mostrato immagini di giubilo dei soldati davanti a edifici pubblici
sventrati ma “liberati”, dopo oltre due settimane di intensi bombardamenti, di
cui ha fatto le spese pure la popolazione civile. La tv ha pure mostrato “gli
arsenali dei terroristi”, dove erano immagazzinati “casse d’armi, cariche
esplosive e pure un lancia missile”.
Non c’è un bilancio delle vittime degli scontri: si parla di
centinaia di insorti uccisi; gli Hezbollah lamentano la perdita di decine di
combattenti. Nessuna stima per i soldati del regime e i civili.
Le posizioni oltranziste nei due campi e le discordie diplomatiche internazionali complicano e mettono persino in forse l’organizzazione della ‘Ginevra 2’, cioè della nuova conferenza di pace internazionale, cui le parti dovrebbero arrivare rinunciando alle reciproche precondizioni.
Le posizioni oltranziste nei due campi e le discordie diplomatiche internazionali complicano e mettono persino in forse l’organizzazione della ‘Ginevra 2’, cioè della nuova conferenza di pace internazionale, cui le parti dovrebbero arrivare rinunciando alle reciproche precondizioni.
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